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A proposito del festival della laicità…

1 Aprile 2011 1.098 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Laico vuol dire libero. Non significa “non credente”. Si può essere credenti, e anche cattolici dunque, e laici. E si può essere non credenti e integralisti. Ecco, il contrario di laico è integralista. Anche la Cina lo è se impone l’aborto come strumento di selezione delle nascite. Ma anche l’Italia lo diviene se impone l’idratazione e l’alimentazione obbligatorie per chi è in stato vegetativo e ha scritto di non volerle. Ocorre rispetto reciproco, si dice. Ma il primo rispetto è quello di ammettere l’esistenza di idee diverse sulla vita e sulla morte e di non far prevalere un’idea sull’altra. Dunque occorrono leggi di rispetto e non leggi di obblighi sulla questioni etiche sulle quali non vi è corrispondenza di valori. Chi vuole vivere legato ad un vincolo di indissolubilità del matrimonio può farlo anche se esiste una legge sul divorzio, ma senza legge sul divorzo chi invece vuole risposarsi non può. Chi ritiene che l’embrione sia una persona non faccia mai uso di embrioni artificiali, ma chi non ritiene che così sia possa invece utilizzarli per fini terapeutici. Chi ritiene che la vita sia proprietà di un essere superiore non l’interrompa mai, anche nelle più atroci condizioni fisiche, ma chi ritiene che la vita appartenga solo a noi, possa finalmente disporne. Questo a mio avviso rappresenta la base del rispetto reciproco giustamente invocato da qualche cattolico reggiano a proposito del festival della laicità di Reggio Emilia. Devo tuttavia confessare che non mi appassiona per niente il dibattito sul crocifisso. Non condivido la crociata contro il crocifisso che è ormai entrato nella nostra vita, al di là delle convinzioni su Cristo-Dio e su Cristo-uomo, come un simbolo di amore, di sacrificio e  di libertà. Togliere i simboli che hanno rappresentato valori negativi è già piuttosto complesso, e personalmente non sono mai stato esaltato dall’abbattimento di statue e di monumenti del passato, pretendere di abbattere quelli che hanno rappresentato, almeno nel Novecento, una espresione di amore, mi pare francamente uno sbaglio.

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