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Perino-Santoro, la Tav e la violenza

2 Marzo 2012 1.241 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando dopo l’unità d’Italia le banche piemontesi finanziarono la nuove reti ferroviarie i socialisti non si schierarono contro. Anzi. Più avanti proporranno e approveranno il disegno di legge accolto dal governo Fortis sulla nazionalizzazione delle ferrovie. L’alta velocità in Italia (in ritardo di vent’anni rispetto alla Francia, dove hanno governato anche i socialisti) è già stata realizzata da Torino a Napoli e non è successo nulla. Dubito che il popolo della val di Susa (ammesso poi che la posizione dei vari Perino rappresenti  la maggioranza della popolazione valsusina) si sarebbe mobilitato contro la Tav se fosse passata da altra valle. La nuova ferrovia è contemplata nel piano europeo approvato dalla Cee, nella direzione del corridoio numero 5 (Lisbona-Kiev). L’altro importante corridoio che interessa l’Italia è l’attraversamento in verticale fino a Genova e in questo caso mi pare che i comuni interessati si stiano mobilitando a favore. Solo in Val di Susa c’è questa tensione che oggi è degenerata. Si accusa la polizia del fatto che un manifestante sia scivolato da un traliccio ad alta tensione nel quale illegittimamente era salito, si occupano le autostrade e si smontano porte dei treni, si vuol impedire la continuazione dei lavori che lo Stato italiano ha democraticamente deciso, dopo centinaia di incontri cogli enti locali e dopo centinaia di riunioni dell’Osservatorio. Anche alla luce di tali incontri il progetto è stato sostanzialmente cambiato, largha parte del tragitto si svilupperà sotterraneo per essere il meno invasivo possibile. La posizione dei No Tav è “no” a prescindere. Un “no” divenuto falsamente ideologico, preconcetto. Localistico, poi assurto a posizione generale contro al Tav perchè è su questa che si mobilitano i vari estremismi in tutta Italia. Nasce simile a quello dei no agli inceneritori e alle discariche napoletane, con le conseguenze che poi abbiamo toccato con mano. Certo le conseguenze del no alla Torino-Lione non sarebbero così invasive. Ma toccherebbero interessi vitali del nostro paese, sul piano dello sviluppo economico e delle logistica. Ci siamo dati da fare perché quel corridoio passasse dall’Italia e non dalla Svizzera o dall’Austria e oggi rischieremmo di perderne i benefici, che non sono solo quelli di un minor tempo di percorrenza come fanno finta di non capire i comitati. E che dire della posizione dell’ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che sostiene d’esser favorevole alla Tav e al corridoio 5, che lui stesso ha approvato, ma propone di valutare altre soluzioni di passaggio che non siano quelle della Val di Susa. Complimenti. Con questo principio (ma se la scelta tecnica è stata quella della Val di Susa un motivo ci sarà)  accoglieremmo l’idea che ogni qualvolta c’è una protesta allora si cambia area e se in ogni area c’è una protesta che si fa? Sono rimasto allibito dalla trasmisione di Santoro di ieri sera. Una trasmissione-comizio da irresponsabile che soffia sul fuoco come ai tempi di Tangentopoli, col povero Bersani lasciato solo e oggetto delle offese e degli strali del solito Travaglio. La penso come Bersani (noi socialisti italiani, come quelli francesi e quelli spagnoli e portoghesi, siamo sempre stati favorevoli alla Tav e alla Lisbona-Kiev, dunque alla Torino-Lione). Certo si può dissentire e manifestare anche con fermezza. Ma non si può dire: o così o niente. Rifiutando persino tutte le compensazioni che pure sono state proposte e accettate in tutti i comuni d’Italia ove è passata la linea dell’alta velocità. E concludere: se andate avanti allora è violenza. Che differenza c’è tra questo atteggiamento e il terrorismo?

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