Home » Nazionale, Reggio Emilia

Stadi italiani, stadio di Reggio Emilia

11 Luglio 2012 2.503 views One CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Mi mangerei le mani

Sissignori. Nel 2007 votai a favore della legge Amato sulla sicurezza degli stadi e sono stato, in commissione, anche uno di coloro che più attivamente partecipò al dibattito parlamentare. Riconosco che avevano ragione gli amici e compagni radicali e socialisti della Rosa nel pugno, gli unici che il decreto non lo votarono. Intendiamoci: nel mio intervento parlamentare condizionai l’assenso all’emanazione di misure (alla stregua del modello inglese) di responsabilizzazione del pubblico: abbattimento di tutte le barriere, posti per i bambini e per le famiglie obbligatori, insomma stadi aperti e non militarizzati. Invece l’Italia si è dotata finora solo di misure repressive e i risultati sono sotto i nostri occhi: coi biglietti nominativi si è data un’ottima spallata alla desertificazione degli spalti. Non sono tanti (in Legapro quasi nessuno) coloro che acquistano i biglietti in settimana senza sapere se la domenica sarà di sole o di pioggia e se si avrà ancora voglia di andare allo stadio o al mare. All’ultimo momento i biglietti è quasi impossibile pagarli. Aggiungo che l’Italia è l’unico paese europeo in cui esistono i biglietti nominativi, che non esistono in Inghilterra, in Germania, in Spagna e in Francia. Agli Europei sono addirittura vietati, come vietati sono i tornelli. Risultato fantastico. Gli ultras continuano a entrare negli stadi (lo farebbero anche coi biglietti che si acquistano solo a mezzanotte col rischio di perdere anche la scarpetta), mentre le persone normali non ci vanno più. Siamo così arrivati al minimo di presenze negli stadi, superati non solo dagli inglesi e dai tedeschi, ma anche dagli spagnoli e ormai perfino dai francesi. Anzi, in Inghilterra il pubblico della seconda serie (la nostra serie B) è mediamente più numeroso del pubblico della nostra serie A. Che sconfitta per i vari Abete e Petrucci, numi dello sport italiano, intoccabili come gli affreschi di Michelangelo. Invecchiati alla guida dello sport, parlando d’altro.

Gli stadi nuovi?

Si dice che tutto dipende dalla mancanza di stadi moderni. Sì, in parte è vero. E si cita il caso della Juventus che nel campionato scorso (peraltro vinto) ha avuto una media riempimento del 92% (ma il nuovo stadio contiene appena 41mila spettatori contro i 70 mila del vecchio Delle Alpi). Non c’è dubbio che la mancanza di stadi di proprietà dotati di tutti i confort spieghi una parte della situazione critica. Ma non tutta. Intanto siamo l’unico paese del mondo che quando parla di nuovi impianti intende impianti più piccoli: a Monaco e a Londra gli stadi del Bayern e  dell’Arsenal contengono 70mila spettatori e Wembley è stato ristrutturato con la capienza precedente). Cioè noi intendiamo che i nuovi stadi saranno pieni non solo perché saranno migliori, ma anche perché saranno meno capienti (Cagliari ne vuole uno da 20mila e così pure Bergamo, l’Inter uno da 60 (San Siro ne contiene 80mila) così pure la Roma (l’Olimpico circa 70mila). Dunque in Italia si dà per scontata la diminuzione del pubblico rispetto ai decenni precedenti e in particolare alla fase precedente la tv a pagamento. Questo però non avviene altrove. E se andiamo a vedere perché, i motivi ci sono. In Inghilterra, ad esempio, il sabato pomeriggio, quando si svolgono la maggior parte della partite, Skay non trasmette tutte le gare, ma una sola. E chi non è tifoso di quelle due squadre deve andare allo stadio. Oppure vedersi la gara registrata la sera. Riepilogando: certo altrove ci sono stadi di proprietà, più moderni e più comodi (ma non più piccoli), non esistono biglietti nominativi (ad Atene ero presente alla finale di Champions tra Milan e Liverpool del 2007 e non c’erano biglietti nominativi né tornelli), altrove il prodotto “partita allo stadio” è meglio tutelato attraverso una limitazione delle gare in diretta tv. E in più, la completa vendita di tutti i diritti televisivi delle partite in Italia non ha consentito, se non marginalmente (come invece avrebbe dovuto essere), la diminuzione del prezzi degli abbonamenti e dei biglietti.

Siamo diventati un popolo di tifosi televisivi

Tutto questo ha portato gli italiani a trasformarsi dal popolo più abituato a frequentare gli stadi (anche in trasferta, anche lontano e lontanissimo da casa) in una pantofolaia comunità di videodipendenti. Alcuni dati: agli Europei in Ucraina e Polonia i tifosi italiani, forse assieme ai francesi, sono stati i più assenti. La crisi ha influito? Certo. Ma perché, gli spagnoli non erano in crisi più di noi e che dire dei greci? Quando l’Italia vinse i mondiali nel 1982 a Madrid gli italiani surclassavano i tedeschi e a Barcellona contro il Brasile i nostri erano 20-30 mila, un esercito. Penso che la trasformazione del popolo dei tifosi in una comunità di pantofolai videodipendenti abbia condizionato anche l’atteggiamento degli italiani sulla nazionale. Di più: capita che solo in Italia anche gli abbonati disertino gli stadi. Basta dare un’occhiata a San Siro durante le partite in notturna e a quelle meno di cartello: se nel campionato scorso gli abbonati dell’Inter erano 37mila e si contavano anche 10mila paganti, alla fine i presenti, anziché 47mila, risultavano solo 23-24mila. Più della metà degli abbonati era rimasta a casa. E questo vale, in misura più ridotta, anche allo Juventus stadium dove le sedie bianche vuote, soprattutto nella tribuna opposta a quella centrale, sono sempre centinaia, mentre lo stadio viene dichiarato esaurito. Questo non avviene in Inghilterra e in Spagna dove le poltroncine sono sempre piene zeppe anche quando Arsenal, Chelsey e City o United e Real Madrid o Barcellona incontrano l’ultima della classe. Il pantofolismo sollecita la preferenza della tivù anche quando il posto allo stadio è già stato pagato. Per di più l’abbonamento nominativo impedisce (o dovrebbe impedire) di cederlo ad altri anche quando si è impossibilitati per un malanno o un impedimento vario. Non credo che altrove sia così. Ci mancava anche la tessera del tifoso che si aggiunge al decreto Amato, che a sua volta si aggiunge ai due decreti Pisanu. I tifosi organizzati l’hanno contestata, a mio avviso sbagliando, ma anche questo ha portato a una riduzione degli abbonamenti, che non sempre viene compensata dalla vendita dei biglietti, mentre le trasferte sono ormai frequentate da pochi intimi e i derby si presentano gare come le altre e solo il buon Caressa ne avverte il clima infuocato. Ricordo quando negli anni sessanta da Napoli a Roma si colorava d’azzurro l’intera autostrada e trentamila tifosi con la famiglia si spostavano nella capitale. Altri tempi, bei tempi.

Le mie proposte

Qualcosa andrebbe fatto. Innanzitutto andrebbe capovolta la logica attuale, in base alla quale siamo tutti potenzialmente delinquenti se andiamo allo stadio. No. Siamo quasi tutti persone per bene e andiamo allo stadio perché ci va di seguire la nostra squadra. I delinquenti, quando ci sono, vanno isolati e perseguiti in modo inflessibile e tenuti lontano dai campi di calcio. E’ possibile che un capo tifoso romanista e uno laziale decidano il rinvio di una partita e si tuffino in campo davanti a milioni di telespettatori, inventandosi un episodio che non esiste? E’ possibile che alcune decine di genoani costringano i calciatori al rito umiliante della spoliazione arrampicati su barriere che dovrebbero non certo essere riservate a loro? Dove erano gli steward, dove le forze di pubblica sicurezza? E che dire del fatto che a Genova si siano lasciati entrare migliaia di serbi armati prima dalla gara Italia-Serbia, senza alcuna resistenza, i quali poi hanno impedito il regolare svolgimento della gara con l’Italia? Chi c’era ai prefiltraggi? Perché è molto comodo essere forti coi deboli e diventar deboli coi forti. Certo la legge così rigorosa e repressiva del Parlamento italiano in questi casi non ha funzionato per niente. Vedo che qua e là fa capolino l’ormai vecchia idea di abolire le separazioni dal campo di calcio alle gradinate. La Juventus , il Cesena e poche altre lo hanno già fatto. Loro sì e le altre no? Servirà a poco, ma la decisione di fare dei nostri stadi dei moderni impianti all’inglese va generalizzata. E capovolto il processo decisionale. Non devono essere le questure ad autorizzarlo, ma semmai esse stesse a negarlo per motivi particolari di ordine pubblico. Vanno completamente eliminate le gabbie per i tifosi ospiti. Nelle gabbie ci stanno gli animali, non le persone. E non stupiamoci poi se nelle gabbie anche le persone diventano un po’ animali. In Champions a Napoli sono state tolte perché non sono ammesse dall’Uefa e i tifosi del Chelsey ne avrebbero parlato per anni come del Colosseo d’un Italia ritornata ai tempi dei leoni. In Italia sono anche paradossali (come sono paradossali quei vuoti tra ospiti e ospitanti). Con le tessere del tifoso non si sono eliminati i violenti (che le tessere o non le possono avere o le hanno rifiutate)? E allora, essendo impossibile, per chi non ha la tessera del tifoso, seguire la propria squadra in trasferta, chi si vuole mettere in gabbia? Esiste certo la questione dei nuovi stadi dei quali si discute da anni, ma che solo la Juve (dopo la Reggiana di Dal Cin) ha saputo costruire. Presentai una legge sugli stadi, la prima, nel 2006 in Parlamento, nella quale il progetto dell’impianto era di per sé variante al piano regolatore o strutturale. E questo per facilitare i tempi di realizzazione degli impianti cosiddetti polifunzionali, dotati cioè di parte sportiva e di parte commerciale. I nuovi stadi sono anche occasione per creare un reddito alle società sportive e liberare i comuni dalle incombenze economiche della loro costruzione e manutenzione. La legge, e siamo nel 2012 ed è stata ripresentata simile alla mia nella nuova legislatura aperta dal voto del 2008, non è ancora stata approvata. E non si sa quando potrà esserlo. Personalmente avanzo alcune proposte che potrebbero essere di immediata ed efficacissima attuazione. L’esenzione dei biglietti nominativi per le serie diverse dalla A e dalla B (dunque per la Legapro, visto che dalla D in giù non sono previsti). Sarebbe un contributo per una maggiore presenza allo stadio, dove invece dovrebbero rimanere gli steward, che però, contrariamente ad ora, dove si limitano a controllare il pubblico nei cosiddetti prefiltraggi (che potrebbero essere mantenuti) dovrebbero anche stare in campo ad osservare il comportamento del pubblico presente e non  sugli spalti a godersi la partita. Istituzionerei anche il terzo tempo: cioè un momento di socializzazione congiunta dei tifosi locali e ospiti in un clima conviviale come avviene nelle partite di rugby. Naturalmente tranne alcune eccezioni (ma saranno pochissime) e cioè quelle delle situazioni in cui tra tifosi locali e ospiti sia in corso un conflitto insanabile. Misure di disincentivazione alla violenza, misure di responsabilizzazione dei tifosi, misure che contribuiscano a ricreare la bellezza di passare una domenica allo stadio, questo sarebbe davvero utile per contribuire a restituire anche in Italia il fascino del sport più bello e seguito del mondo.

Il nostro stadio e la commissione di vigilanza

Sia ben chiaro. Io non polemizzo con il prefetto né col questore se applicano alla lettera tutte le misure previste dalle normative vigenti. E’ loro compito. E non mi piego al versetto del “siamo solo noi, mentre agli altri tutto è concesso”. Intanto le normative bisogna conoscerle. La videosorveglianza è obbligatoria in qualsiasi stadio di Legapro a prescindere dalla capienza. I tornelli no (ne sono esentati gli stadi con meno di 4mila posti). La stadio Città del tricolore ha presentato due ordini di problemi in questi ultimi mesi. Il primo è stato quello dell’insufficiente visuale delle telecamere per la videosorveglianza nelle due curve, che la commissione ha giudicato dunque irregolari (si tratta di un giudizio soggettivo, e pienamente legittimo: si vede la sagoma ma non il volto, si vede il volto e non la cravatta, non saprei). Il secondo è quello della mancanza della videosorveglianza di parte dell’esterno dei distinti, ove esiste una videosorveglianza parziale da parte dei Petali. La Reggiana ha già provveduto a presentare il progetto per l’installazione delle telecamere a circuito chiuso e all’inizio del campionato il nostro stadio sarà pienamente a norma. Non ho solo capito perché, quando meno di due anni fa, presentai il progetto per la riapertura dei distinti, non mi venne chiesto di installare alcuna videosorveglianza, né che mai si sia fatto dipendere da essa l’agibilità di quel settore. Pazienza. Guardiamo avanti e facciamo tutto quel che ci si chiede. A quel punto, però, si dovrà anche chiedere alla commissione di vigilanza, visto che il nostro sarà uno dei pochi impianti di Legapro in condizione di ospitare, completamente a norma, oltre 20mila spettatori, di fare altre scelte che non solo non confliggono con le normative esistenti, ma che in altre città sono già state compiute: la prima è quella dell’abbattimento di tutte le barriere. Vorrei proprio vedere che a Reggio non fosse possibile e a Cesena sì. La seconda è quella di portare la capienza dello stadio a quella effettiva. Cioè tanti posti a sedere tanti posti riconosciuti: che sono oltre 25mila. E questo non certo per le necessità della Reggiana, ma per la possibilità di invitare a Reggio non solo la nazionale Under 21, ma anche quella maggiore. Il terzo è quello di ammettere il consumo di bevande analcoliche o di bassa alcolicità (come la birra analcolica), che si consumano in tutti gli stadi e a Reggio sono invece vietate. Tutto ciò che è previsto dalla legge deve essere applicato anche se altrove non è affatto così (sapete dove si fanno i prefiltraggi a Modena e a Verona?), ma quel che la legge non prevede no, non si può applicare. Se non si può andare “extra lege” credo non si debba neppure andare “ultra lege”.

One Comment »

  • faus said:

    A verona il prefiltraggio viene fatto nelle aree ad esso dedicato, che sono ben visibili intorno allo stadio, prima di accedere ai tornelli.

Leave your response!

Add your comment below, or trackback from your own site. You can also subscribe to these comments via RSS.

Be nice. Keep it clean. Stay on topic. No spam.

You can use these tags:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

This is a Gravatar-enabled weblog. To get your own globally-recognized-avatar, please register at Gravatar.