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La crisi del bipolarismo in Europa e in Italia

8 Ottobre 2013 1.854 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La crisi economica ha attraversato tutta l’Europa, ma l’Italia ne è stata interessata in misura maggiore, soprattutto a causa del suo alto indebitamento pubblico e della sua mancata crescita. Mentre dunque l’Europa sta uscendone l’Italia stenta ancora e vi resta tuttora impantanata. Non esistono ricette miracolistiche, contrapposizioni intangibili e la caduta di certezze ideologiche ha messo ancor più in crisi anche i tradizionali steccati politici, presentando nel contempo nuove contestazioni e fronti di lotte globali e antisistemiche. I movimenti nazionalistici, localistici, anti immigrazione, quelli dell’antipolitica, quelli estremi della antiglobalizzazione, perfino quelli ispirati alle peggiori stagioni del Novecento, hanno fatto capolino in Europa prendendo forme ed espressioni diverse e conseguendo quasi ovunque non trascurabili successi. Alla luce di tutto questo si è rivelato perfino più ridotto lo spazio che contrappone partiti di ispirazione socialista e quelli d’ispirazione popolare, di quanto non lo siano entrambi costoro nei confronti delle forze di contestazione globale. Dopo l’Austria, l’Olanda, anche la Germania si appresta a costruire un governo di unità nazionale, pur essendo la sinistra riformista, e cioè la Spd, sommata alla sinistra estrema, la Linke più i Verdi, maggioranza numericamente assoluta. Anche in Italia si è formato un governo di unità nazionale, che ha assunto, dopo l’ultimo tentativo di crisi sventato, una forma nuova. Il rapporto tra sinistra riformista e centro si è fatto reale, con la rottura dell’area moderata del Pdl rispetto a quella estremista e fedele a Berlusconi, che peraltro non risulta oggi neppure più determinante. Questo asse, gradito al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, assicura una governabilità politica per i prossimi mesi e probabilmente fino al 2015. Nessuno tuttavia può ritenere che s’infranga inesorabilmente nella barriera delle prossime consultazioni elettorali. E’ possibile, invece, che rappresenti uno schema anche per il futuro, infrangendo un sistema puramente bipolare che pare destinato ad essere entrato definitivamente in crisi anche in Italia. La nuova legge elettorale non potrà ignorare la nuova tendenza politica. Più che incentivi a formare coalizioni e ad approvare premi di maggioranza che non servono per assicurare governi stabili, serve un sistema che premi le singole identità e che consenta coalizioni di governo dopo il voto, che paiono più omogenee di quelle obbligatorie di stampo puramente elettorale. I bipolaristi alla Panebianco questo temono. E cioè un ritorno al proporzionale che rompa lo schema italiano introdotto dal 1994. Tutto, su questo Panebianco ha ragione, si giocherà sulla legge elettorale. I bipolaristi proporranno nuovi Porcellum piu o meno emendati, o doppi turni senza futuro, i proporzionalisti proporranno un modello di stampo tedesco, senza coalizioni coatte e con maggioranze politiche da contrarre dopo il voto. Personalmente, pensando ai danni provocati da questo ventennio, mi auguro che i proporzionalisti prevalgano sui bipolaristi. Anche perché il bipolarismo italiano è stato un grande inganno. Il bipolarismo si è spezzato dopo il voto perché imperniato su coalizioni che servivano a vincere e non a governare. Ecco perché oltre che anomalo, non fondato sulla contrapposizione tra socialisti e popolari, è stato un bipolarismo truffaldino. Se perfino in Europa, dove si basa sullo storico e ben rodato contrasto di due famiglie politiche, è entrato in crisi, figurarsi in Italia dove tutto si è giocato sul contrasto tra Berlusconi e la magistratura.

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