Grazie a Nenni. Oggi un nuovo 2 giugno
Dopo la vittoria repubblicana al referendum del 2 giugno 1946 l’Avanti titolò Grazie a Nenni. Furono infatti soprattutto i socialisti, e il suo leader in primis, a battersi per la Repubblica. I comunisti, con la svolta di Salerno del 1944, che segnava il ritorno di Togliatti in Italia, avevano riconosciuto la monarchia e fecero anche parte del secondo governo Bonomi, contrariamente ai socialisti che avevano fatto della pregiudiziale repubblicana una discriminante politica. Le elezioni del 2 giugno, che si tennero contestualmente al referendum, si svolsero in un clima acceso e il Psi vi portò il carico di una politica autonomista. Nell’aprile si era svolto infatti il congresso di Firenze, e una maggioranza non filo comunista si era affermata, con Ivan Matteo Lombardo alla segreteria con l’appoggio di Pertini e Saragat.
Il risultato delle elezioni fu davvero strepitoso. Nessuno, dopo gli anni della guerra partigiana, avrebbe scommesso su un Psi più forte del Pci. E invece i socialisti, che erano rinati col nome di Psiup, arrivarono a più del 20 per cento mentre i comunisti superarono di poco il 18. Iniziò, dopo il 2 giugno, una dura campagna contro il Psi, fatta anche di infiltrazioni interne e di forti condizionamenti, per abbattere le correnti autonomiste. Ma questa vicenda, sommata agli errori di Nenni e Morandi, che favorirono la scissione di Saragat del gennaio del 1947 e poi la sciagurata scelta del fronte popolare, è questione che appartiene alla storia. Resta oggi il tema della riforma della nostra Repubblica, anche questo avanzato per primo da un socialista nell’ormai lontano 1979.
Fu Bettino Craxi, purtroppo inascoltato quando non criticato e vilipeso, ad agitare il tema della grande riforma. Si disse a sinistra che si trattava di tema sovrastrutturale. Oggi tutti lo ritengono fondamentale. Eppure poco si è fatto. Solo ritocchi e non sempre opportuni, vedasi la riforma del titolo V della Costituzione. Si è più volte posto mano alla riforma elettorale. Adesso si manda avanti un nuovo progetto di riforma elettorale e di sostanziale abolizione del Senato. Eppure manca ancora un progetto chiaro e organico. Non si affronta il tema dell’assetto presidenziale o parlamentare dello stato, che dovrebbe essere prioritario. Non si identifica il modello. Bisognerebbe forse tornare a una situazione stile 1946, ma solo noi l’abbiamo proposta. Si preferisce cincischiare. Ecco quel che oggi vorremmo lanciare assieme al nostro Grazie a Nenni. Un appello per un nuovo 2 giugno di libertà e di democrazia, per l’Italia. Per una nuova Costituente.
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