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Le tavole del Mose. Ma adesso si dimetta la giunta

6 Giugno 2014 1.603 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non si può dubitare del garantismo e dell’imparzialità del procuratore Nordio, che già durante la prima Tangentopoli, sfidando apertamente i teoremi del Pool mani pulite, agì con discrezione e senza strabismo politico. Difficile dunque, anche usando tutte le cautele del caso, che la sua possa configurarsi come un’azione giudiziaria spericolata e improvvida, presto smentita dai fatti. Naturalmente, come in ogni retata, può essere che ci sia scappato qualche pesce da scartare, qualche innocente di passaggio. E questo non è mai un bene. Perciò preferiamo restare sulle generali e commentare quel che viene pubblicato e a volte anche virgolettato.

Intanto stupisce, anzi annichilisce, questa connivenza generale con la corruzione. Non si trattava solo di qualche amministratore. Qui c’eran dentro tutti, dall’amministrazione comunale ai magistrati, dalla guardia di finanza alle imprese del Consorzio, con segretarie complici e intraprendenti e milioni di euro che giravano tra conti in Italia, all’estero, tra gli armadi e i cassetti e le buste consegnate nei ristoranti. Niente di nuovo? No, molto di nuovo e di peggio. Tutti sti signori riempivano le loro tasche, mica le casse dei loro partiti, con cene luculliane, suite da Mille e una notte, addirittura limousine per il tragitto dall’aeroporto all’hotel. Altro che casta. Una reggia. E altro che setta politica, una mangiatoia con tutti a tavola e il Consorzio del Mose a capo.

Non poteva mancare la segretaria. C’è sempre in tutti scandali la segretaria tutto fare, quella di fiducia del leader, quella che è a conoscenza di tutto (quella di Scajola anche delle relazioni sentimentali) e che dispone del vero potere, che tutto sa perché su di lei si metterebbe mano sul fuoco, e che poi invece parla e sputtana tutti. È sempre così. Per discolparsi, per amore tradito, per vendetta nei confronti di qualcuno. Ma la segretaria parla. E così la Minutilli, detta Minu e anche Morticia, perché sempre tutta in nero, la nera collaboratrice del Galan grande, spiffera qualcosa poi pian piano vien fuori di tutto. Come il suo rapporto con l’assessore Chisso che lei comandava a bacchetta, che convocava, che addirittura strigliava davanti a tutti, la segretaria padrona.

In questo lembo d’Italia, un tempo Serenissima, dove il doge comandava su Cipro, e orchestrava i commerci del mare, esisteva un tal bubbone. Ma nessuno se n’era accorto? Non parliamo del sindaco che pare averne beneficiato eccome per la sua campagna elettorale, nonostante (ma è un segno di rassicurante moralità?) provenisse dalla cosiddetta società civile, ma i suoi innocenti assessori? Non vedevano o non capivano, non sentivano nemmeno da lontano quella puzza di bruciato? Erano in sonno? Per questo sarebbe quanto mai opportuno che, o per mancata vigilanza, o per correità, l’intera giunta comunale di Venezia facesse un passo indietro. Garantisti sì, stupidi no.

Infine una ulteriore considerazione sull’inchiesta e su Nordio. È evidente che tutto questo poteva esplodere in piena campagna elettorale e avrebbe condizionato, soprattutto se sommato all’inchiesta sull’Expo, i risultati delle europee. Si è preferito agire dopo, con evidente irritazione di Grillo. Ma noi siamo convinti che la magistrati non debbano mai entrare a gamba tesa nella politica. Anche in questo caso complimenti ai magistrati. E detto da un socialista è quasi una novità…

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