Solo noi volevamo salvare Moro
Il piemme Palamara ha interrogato tal Steve Pieczenik, capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo degli Usa, che il governo italiano, e in particolare il ministro degli Interni dell’epoca Francesco Cossiga, vollero ingaggiare durante i mesi del sequestro Moro, dunque dal marzo del 1978. Il verbale è naturalmente finito sulle pagine del Corriere della sera. Quel che sconcerta è quel che il dottor Pieczenik, come desidera essere chiamato l’esperto americano nell’interrogatorio, apertamente sostiene. Per la verità molte delle sue affermazioni erano state anticipate nel libro scritto assieme al giornalista francese Emmanuel Amara dal titolo esplosivo “Abbiamo ucciso Aldo Moro”.
Pieczenik dichiara che il suo ruolo non era affatto relativo al tentativo di salvare la vita di Aldo Moro, ma era funzionale all’obiettivo “di stabilizzare l’Italia”. Entrando ancora più nel merito egli rileva che “in una situazione in cui il Paese é totalmente destabilizzato e si sta frantumando, quando ci sono attentati, procuratori e giudici uccisi, non ci possono essere trattative con organizzazioni terroristiche… Se cedi l’intero sistema cadrà a pezzi”. Quello che però non si capisce è il ruolo di questo strano individuo. Si parla di un suo impiego governativo assieme a uno psichiatra italiano, forse il criminologo Franco Ferraguti, iscritto alla P2 di Licio Gelli, e al magistrato Renato Squillante.
Sconvolgente la conclusione di Pieczenik: “L’incompetenza dell’intero sistema ha permesso la morte di Moro. Nessuno era in grado di fare niente, né i politici, né i pubblici ministeri, né l’antiterrorismo. Tutte le istituzioni erano insufficienti e assenti”. Il consulente americano, dopo avere sponsorizzato la linea delle fermezza, e dopo aver ricevuto i suoi emolumenti, se ne tornò in patria e da li apprese della fine di Moro, poi si dedicò, dice, alla fine del comunismo e dell’Urss. Strano che un personaggio che si accinse con qualche successo a siffatto storico compito non sia stato in grado di far nulla per Moro.
L’idea che mi sono fatto è che gli Stati uniti lo abbiano invece inviato proprio per evitare che Moro potesse essere salvato, sull’onda della mistica della fermezza. Forse era interesse sia dell’Urss, col quale Berlinguer stava ormai rompendo, sia degli Usa, che ancora non si fidavano del Pci, l’eliminazione del leader democristiano che più si era battuto per l’unità nazionale. E il Pci aveva le mani legate. Il suo album di famiglia non gli permetteva altra posizione. Solo noi, solo il Psi, solo Craxi, appoggiato da Saragat, ma non da Pertini, fummo contro la linea della fermezza e della rassegnazione. E ci dedicammo a salvare la vita dell’ostaggio. Contestammo la scelta della Dc di Andreotti e Zaccagnini e del Pci di Berlinguer. Non sapevamo che questa fosse la linea decisa dagli Stati Uniti e dalla Cia. Ed esplicitata dal dottor Pieczenik. Se è così siamo ancora più orgogliosi della nostra solitudine.
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