Viva la rivoluzione francese
La Francia ha spezzato il filo del 3 per cento. Con solennità e lanciando il guanto di sfida il suo governo rifiuta qualsiasi logica di compito a casa. E straccia gli accordi sia pur transitoriamente. Merkel e soci sono allibiti e preoccupati. Pensano ai paesi ai quali i compiti sono stati affidati e anche svolti sia pur con gravi disagi sociali. La sfida francese, quella di un paese che ha un debito in rapporto al Pil in aumento e ormai superiore al 95 per cento, ma una disoccupazione più bassa rispetto all’Italia, non potrà rimanere senza seguito. L’Italia deve far altrettanto. Fornire alla Troika un piano basato su un forte taglio delle tasse, un nuovo mercato del lavoro, un taglio di spese, il tutto per riaprire con investimenti e occupazione. Se restiamo dentro il 3 per cento, con un Pil addirittura in ribasso quest’anno, non riusciremo a mettere in campo una manovra fiscale utile per un una ripresa che sia accettabile. I dati del Cnel sono preoccupanti. E l’idea di una ripresa così lenta fino al 2022 spaventa. Occorre una svolta. Anche l’Italia, come quasi sempre nella storia, può rifarsi alla Francia. E assicurare di rientrare nei parametri nel 2017. Due anni di forte alleggerimento del peso fiscale delle imprese e sulla busta paga dei lavoratori, permetteranno di alzare il Pil e di tornare al suo concordato rapporto col deficit. Vive la France, monsieur Renzi….
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