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Unione civili e obiezioni un po’ meno

19 Ottobre 2015 1.211 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Le hanno chiamate Formazioni sociali specifiche, ma sono in sostanza le Unioni civili tedesche, approvate nella democristiana Germania della cancelleria Merkel. Non sono matrimoni veri e propri come esistono ormai in larga parte dei paesi europei, la Spagna, la Francia, la Gran Bretagna e altri dieci paesi Ue (dunque 13 su 28) e in parte degli Stati americani. Non sono previste le adozioni, questo il punto fondamentale di differenza. Eppure anche da noi si sviluppano resistenze e opposizioni sulla cosiddetta stepchild adoption, cioè sulla sola adozione di un figlio che resti privo del genitore naturale.

Esiste un punto politico e uno di merito da chiarire. Quello politico è relativo al ruolo del governo. Le questioni definite etiche non fanno parte degli accordi di governo. Come avveniva negli anni settanta e ottanta per Dc e Psi, Psdi e Pri, tanto che vennero approvate le leggi sul divorzio e sull’aborto mentre questi partiti erano al governo insieme. Dunque non si comprendono oggi le polemiche e perfino i ricatti che si lanciano vicendevolmente PD e Nuovo centrodestra. Se le Unioni civili non sono previste negli accordi è perché accordo non c’era. Ma allora laddove non c’è accordo non si può procedere parlamentarmente? Negli anni settanta e ottanta sì. Eccome.

Certo, se non c’è accordo non si capisce cosa c’entri il ministro Boschi, che dovrebbe occuparsi solo delle riforme previste dal programma. Dovrebbe essere il gruppo parlamentare del Pd, con l’onorevole Cirinnà in testa, e non il governo, a procedere su questo e su altre questioni, diciamo così, etiche e non corrispondenti alle opinioni di ciascun contraente l’accordo governativo. Negli anni settanta e ottanta ci si comportò in questo modo. Adesso pare lo abbia scoperto anche la ministra Boschi che ha ipotizzato un voto secondo coscienza, una coscienza il cui uso non può certo essere autorizzato dal governo.

Poi c’è una questione di merito. E qui siamo davvero al paradosso. Riguarda appunto la stepchild adoption. Ha ragione l’esponente di Forza Italia Michela Brambilla, quando afferma che questa possibilità corrisponde a un diritto del bambino che resta privo del genitore. Alfano e Sacconi preferiscono che un bambino orfano resti con solo un genitore e con meno diritti conseguenti. E la chiamano battaglia per la difesa del bambino. Gridano al pericolo dell’utero in affitto. Fingono, non solo di non sapere che si tratta di pratica vietata dalla legge, ma anche che tale evento non si verifica nemmeno nei paesi in cui esiste il matrimonio gay, almeno in termini più accentuati rispetto a quanto non avviene tra noi. Poi, siccome siamo europei tranne che nei diritti civili, perché costoro non si fanno un viaggetto in Germania? Perché si continua a gridare alle streghe senza una verifica sull’esperienza degli altri paesi europei?

Solo per crearsi uno spazio politico. Perché il Nuovo centro destra ha bisogno di voti. Perché un amo gliel’ha lanciato quest’oggi il segretario della Cei Nunzio Galantino che ha improvvisamente gridato contro “un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolari e, di fatto, sta mettendo all’angolo la famiglia tradizionale”. Strano modo di contrapporre due forme diverse di famiglia non in contrasto tra loro. Vorrei invece distinguerle sul punto nodale. E cioè sull’amore. Difendere solo la “forma” della famiglia tradizionale senza guardarla dal buco della serratura, vuol dire ignorare che le maggiori violenze oggi si verificano proprio in famiglia. Preferirei la cristiana discriminante dell’amore, che invece è sostanza.

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