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La piazza da Costa (Cesare e Cristina) a oggi

10 Novembre 2016 1.221 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Facevo parte, nel 1985, in qualità di consigliere comunale di minoranza, della commissione designata a esaminare i progetti per quello che venne definito il Parco dei teatri (se non ricordo male la definizione fu opera di Fausto Giovanelli, allora consigliere di maggioranza e futuro senatore). Il concorso, che poi sfociò in una bella mostra esposta a tutti i cittadini, fu vinto dal progetto dall’architetto reggiano Maria Cristina Costa ex aequo con quello dell’architetto Piero Melograni. Per molti anni però non si parlò più né del Parco dei teatri né del rifacimento delle piazze cittadine. Fino alla prima giunta Delrio quando l’argomento, grazie all’allora assessore alla città storica Umberto Spadoni, detto Mimmo, venne ripreso, ma diversamente impostato e poi realizzato. Mi pare interessante verificare, proprio nei giorni dell’inaugurazione della nuova piazza della Vittoria le diversità dei progetti. L’oggetto del vecchio concorso, e dunque del progetto della Costa, era l’intero corpo dei giardini, l’ex Caserma Zucchi, allora inutilizzata, e oggi sede universitaria, la piazza che fa perno sui due teatri, anzi tre, se si considerano gli spazi dell’ex Cavallerizza. L’ipotesi progettuale proponeva l’unificazione dei giardini con gli spazi connessi al vecchio stabile edificato dal Marchelli nell’Ottocento e sede originaria del mercato bestiame, poi della caserma, già interessati, dagli inizi degli anni ottanta, dalla presenza di un parcheggio e di un terminal delle autocorriere, che si vollero eufemisticamente definire provvisori. Il parcheggio veniva sotterrato e in luogo di quello di superficie veniva ideata una edificante oasi di verde che, con la soppressione di viale Allegri, allungava i giardini cittadini, o parco del popolo, fino a via Franchetti. Il progetto realizzato, invece, introduce un parcheggio limitato quasi esclusivamente ai residenti, sotto piazza della Vittoria, lasciando un altro parcheggio, questo a rotazione, negli spazi interni alla Zucchi. Due parcheggi, uno sotto e uno sopra, dei quali è difficile comprendere l’utilità e affidati entrambi a una società privata. Questo non ha tuttavia impedito il rifacimento della piazza, anzi delle due piazze, compresa quella ex Cavour e poi Martiri, che compongono una Elle definita dalla presenza di diversi edifici realizzati in epoche successive. Da un lato l’isolato San Rocco, che negli anni cinquanta sostituì il vecchio e suggestivo Portico della Trinità, dall’altro lo stabile della Banca d’Italia, inaugurato nel 1924 dopo l’abbattimento di una vecchia Chiesa, quello di San Giacomo maggiore avvenuta nel 1919, sullo sfondo i due inspiegabili, altissimi e scoraggianti edifici che si affacciano in angolo con via Crispi, uno di essi appoggiato a uno stabile liberty che ospitava dal 1909 la presenza del cinema Radium. Nell’altra piazza, i confini erano segnati da un asse geometrico perfetto che, costeggiando i confini della vecchia Cittadella, la fortificazione gonzaghesca abbattuta per far posto ai giardini (che contenevano fino agli anni venti del Novecento l’ippodromo cittadino), si allungava congiungendo il teatro di Cittadella, distrutto da un incendio nel 1851, al teatro Municipale, inaugurato su progetto di Cesare Costa nel 1857. A ben guardare la nuova piazza questo asse, sempre allineato sia pure da progetti realizzati in epoche diverse, come lo stesso monumento ai Caduti inaugurato nel 1927, pare completamente ignorato. La nuova piazza della Vittoria esalta una singolare rettangolarità (d’altronde tutto qui è rettangolare, dalla conformazione della nuova ampia fontana di fronte al Valli a quella delle panche, fino alla disposizione dei grigi piloni di illuminazione che impediscono girando la testa dal mezzo della piazza di vedere l’Ariosto). Anzi il vecchio teatro viene spezzato in due e un più circoscritto rettangolo disegnato dai nuovi pali si inserisce nel più ampio rettangolo della piazza, finendo proprio per esaltare solo la figura del porticato dell’Isolato San Rocco che invece in piazza Martiri viene coperto da cinque alberi (i cinque martiri). Incongruenza, disattenzione? Sappiamo tutto del progettista del Municipale, di quello dell’Ariosto, anche di quello dello sciagurato anche se non incoerente Isolato, ma poco o nulla sappiamo del o dei progettisti delle due piazze. Emergono invece le tre invadenti uscite dal parcheggio che appaiono oggi le uniche e assai discutibili strutture di arredo della piazza. Di metallo anche questo grigio. Come grigia è tutta la piazza, lastricata in piastrelle naturalmente anch’esse rettangolari. Ne scaturisce uno spazio vuoto dove campeggiano piloni che non sono al loro posto, uscite di metallo collocate in tre punti, mentre dinnanzi all’Ariosto ricompare l’asfalto e due pompose barriere d’ingresso al parcheggino sotterraneo si ergono altezzose nella sopravvissuta via Allegri. I due Costa, Cesare e Cristina, avrebbero gradito? Ne dubito….

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