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Sottozero

31 Gennaio 2019 521 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dunque siamo in quel che si definisce recessione tecnica. Cioè al secondo consecutivo dato “meno” dell’ultimo trimestre del 2018. Dopo il -0,1 registriamo un -0,2. Secondo molti economisti il dato del gennaio 2019 sarà anche peggiore. Altro che 1,5 per cento di crescita prevista a bilancio per il 2019. Andrà bene se riusciremo a chiudere il 2019 con un sia pur timido segno positivo. Con lo 0,6 previsto dal Fmi o con lo 0,3 vaticinato dai più prudenti.

Quel che il governo gialloverde continua a non capire é che non si aiuta la crescita con le medicine adottate fin qua che paiono le più idonee per frenarla e addirittura azzerarla. Non si aiuta la crescita diminuendo gli investimenti pubblici e appesantendo di nuove imposte le aziende. Non si aiuta la crescita bloccando la Tav Torino-Lione, già parzialmente finanziata dalla Ue, e che, secondo il commissario Foietta, costerebbe di più se non viene ultimata di quanto non costerebbe ultimarla. Non si aiuta la crescita appesantendo i costi dello stato con una riforma della legge Fornero che permette agli italiani di andare in pensione due anni prima mentre i giovani sono senza lavoro.

Non si aiuta la crescita con un reddito di cittadinanza, giusto come principio, ma che si trasforma in una sorta di assistenza statale a vita dove un beneficiario può perfino rifiutare due proposte di lavoro. E’ vero, anche in altre parti di Europa, la crescita é frenata. In Germania passa dall’1,6 all’1, ma questo paese certo é lontano dalla nostra situazione recessiva. Fa eccezione la Spagna, che aumenta ancora il suo indice e presenta un aumento del Pil per il 2018 pari al 2,4 per cento. Magari darle un’occhiata non sarebbe male. Pedro Sanchez, un socialista orgoglioso ma non introverso, potrebbe darci qualche buona indicazione.

La verità é che il presidente del Consiglio continua a ritenere possibile il traguardo fissato dal governo, anche se ammette, dinnanzi agli imprenditori lombardi (e come potrebbe sostenere il contrario?) l’attuale stasi. Tentando così di trovare una difficile sintesi tra speranza e realtà. Sembra quel commentatore della tivù irakena che, mentre gli americani erano a un passo da Bagdad, dichiarava che la vittoria era a portata di mano. Da italiano mi auguro di sbagliare, ma credo che se Attila non é alle porte, sia vicino il tempo delle grandi ammissioni di fronte al baratro che si avvicina. Dopo le europee, se il governo rimarrà in carica, e ne dubito, dovrà necessariamente cambiare rotta. Tanto, il voto, sarà alle spalle.

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