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C’é una nave in mezzo al mar

27 Giugno 2019 678 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La Sea Watch, la nave tedesca di un Ong olandese, è in acque italiane con decine di migranti che soffrono e si ammalano.Il comandante ha deciso di varcare la linea di confine mentre il ministro Salvini obietta, alla stregua di un eroe bellico: “Non sbarcheranno”. Il ministro mostra il pugno duro e si rifiuta di farli approdare a Lampedusa, dove peraltro, nel silenzio di tutti, sono sbarcati oltre cento migranti in poche ore, evidentemente meno interessanti dal punto di vista propagandistico. Resta il fatto che il trattato tuttora in vigore, e cioè quello di Dublino, impone al paese in cui i migranti arrivano la loro accoglienza. Trattato invero sbagliato e da rivedere ma sono proprio gli amici di Salvini a opporsi alla sua revisione.

C’è una nave in mezzo al mare con 42 poveri naufraghi che chiedono un atto di umanità e di solidarietà. Bisogna innanzitutto tutelare la vita umana, reclamano ad un tempo la tradizione cristiana a cui Salvini dice di ispirarsi e quella socialista che proclama gli stessi diritti di tutti gli uomini al di là del colore della pelle e dell’origine territoriale. Lo dice espressamente la Costituzione italiana all’articolo 10 che così recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.

E’ evidente che le leggi italiane, la legge Bossi-Fini e le più recenti disposizioni dell’attuale governo, offrono un’interpretazione assai restrittiva al concetto di impedimento “all’effettivo esercizio delle libertà democratiche” e si concentrano sulla palese dimostrazione che uno straniero se rimandato in patria rischi effettivamente di essere perseguitato. Cone dimostrarlo appare quanto meno problematico. Ed è altresì vero che questo articolo della Costituzione é stato scritto quando il diritto d’asilo veniva riservato a dissidenti di paesi occidentali (Spagna, Portogallo) ancora oppressi dalla dittatura, in una fase in cui la migrazione non era certo divenuta fenomeno di massa.

Eppure la Costituzione italiana resta in vigore e quando respingiamo migranti non sappiamo i motivi della loro peregrinazione. Non conosciamo la loro identità di migranti. Noi li respingiamo punto e a capo, a prescindere dal fatto che abbiano o meno le caratteristiche costituzionali e legislative previste per ottenere asilo. Questo, si dice, dovrebbe avvenire in Libia, e cioè al momento della partenza. Ma in Libia c’è il caos, un conflitto tra due governi (con appoggi strumentali dei paesi occidentali ed europei), una guerra senza fine tra tribù che si contendono pozzi petroliferi. Così l’idea resta un semplice irrealizzabile auspicio. Come la sacrosanta pretesa che sia l’Europa e non l’Italia da sola, con le cosiddette quote, a farsi carico dei migranti, tesi osteggiata proprio da Orban e dal gruppo di Visegrad (oggi assai meno forte dopo le elezioni in Slovacchia e le contestazioni di massa in Cechia).

Resta il fatto che ci sono 42 esseri umani che chiedono aiuto e sono in acque italiane. Che sbarchino immediatamente e si prestino loro il sostegno e le cure necessarie.. Si salvino le vite dei migranti, poi di discuta di tutto il resto. Un comportamento diverso è prima che politicamente, umanamente inaccettabile e contrario alla sostanza della storia e della cultura italiane.

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