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Renzi, Salvini e l’Emilia-Romagna

5 Novembre 2019 501 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Se dico che é un errore non superare quota 100, che costa venti miliardi in tre anni, e non drenare quelle risorse concentrandole sul taglio dei cuneo fiscale dove sono destinati pochi soldi, allora sono considerato renziano? Non sono mai stato renziano per quell’ansia di rinnovamento puramente generazionale che intaccava il valore dell’esperienza, non lo sono stato quando Renzi scimiottava i Cinque stelle col desiderio di soffiar loro dei voti. Ma non sono mai stato anti renziano e ho difeso il jobs act, provvedimento giusto anche se incompleto sugli ammortizzatori sociali, e ho fatto propaganda a favore della sua riforma costituzionale che, al confronto di quella recentemente approvata dalla maggioranza di governo, era merce rara.

Il problema é che Renzi con Italia viva sta occupando lo spazio di critica al governo che sembrava destinato ad essere occupato da Calenda e Bonino, che paiono scomparsi dalla scena non a caso. La scissione del Pd e la formazione di Italia viva sono un’occasione per il centro-sinistra tuttora a monopolio Pd. Creare una seconda forza, non di derivazione cattocomunista, può essere un’opportunità per uno schieramento ormai ovunque destinato ad essere sconfitto. La situazione dell’Emilia-Romagna é eloquente. Il più recente sondaggio dà il centro-destra al 47% e il centro-sinistra al 37% coi Cinque stelle sotto il 10. E’ evidente che il Pd tenterà fino all’ultimo di convincere Di Maio e i suoi a stringere qualche forma di patto elettorale. Se non un vero e proprio accordo di governo, una desistenza o qualche altro astruso meccanismo che la fabbrica della politica emilano-romagnola può partorire.

Difficilmente però Di Maio può accettare di sostenere a viso aperto il governatore di prima, che aveva visibilmente osteggiato, e la liturgia post comunista pare non disponibile a sacrificare il presidente Bonaccini in funzione di un candidato comune coi Cinque stelle. Questo a meno che i sondaggi non diano come irrecuperabili i punti di distacco dal centro-destra. Perché anche la vecchia liturgia imponeva di sacrificare l’uomo in funzione del risultato. E perdere l’Emilia-Romagna non é perdere una regione. E’ perdere l’anima. Il senso di una storia. La radice. Vedremo come la situazione evolverà nelle prossime settimane.

Per quanto riguarda la nostra piccola comunitá politica discuteremo a breve. Escluderei l’errore umbro. Quello cioè di camuffarci in qualche lista anonima del presidente, dove non c’è posto per alcuna ambizione elettorale. Se Italia viva si presenterà si potrebbe tentare un accordo, ma ancor oggi questa possibilità viene esclusa. Una lista socialista, liberalsocialista, di area socialista? Perché no? Ma ne abbiamo la forza? In occasione delle ultime elezioni regionali il Psi presentò una lista con verdi e civici sfiorando l’elezione di un consigliere. Esiste ancora tale possibilità? Certo bisognerà discuterne presto. Le elezioni incombono e sono politicamente troppo importanti per non prepararsi ad affrontarle.

Anche perché Salvini é già in pista ed ha già cominciato la sua campagna da Parma. Laddove venne respinto Italo Balbo e i suoi. Dall’oltre torrente. Lungi da me il paragone col fascismo che fu regime e non tendenza. Resta il fatto che Salvini propone temi concreti: il cambio dopo cinquant’anni come risorsa della democrazia, la questione dell’immigrazione irregolare come fonte di insicurezza, il rilancio, provincia per provincia, del sistema delle infrastrutture. Ho l’impressione che dall’altra parte ancora non si percepisca la forza di un leader girovago che tra mercati e caffè, tra selfie e strette di mano, indossando la maglia per ogni occasione, promette tutto e il suo contrario. Non serve inseguirlo sul suo terreno. Serve una dose alta di razionalità.

Serve affermare che mentre gli alleati di Salvini sono anti europeisti, l’Emilia-Romagna è europeista e Parma é sede dell’agenzia europea dell’alimentazione. Serve controbattere che se sostiene il collegamento tra Autobrennero e Autocisa, la cosiddetta Tibre, il suo governo non l’ha fatta, e serve dimostrare sull’immigrazione che sono stati i suoi amici Orban e Kacinsky a porre il veto alle cosiddette quote. Oggi ci impantaniamo con la plastic tax, e obiettiamo che, essendo l’Emilia-Romagna un territorio dove esistono numerose aziende di lavorazione della plastica, questa tassa è un favore a Salvini. Monumentale il commento odierno di Di Maio: “I politici si occupano delle elezioni, gli statisti (cioè lui) del futuro delle giovani generazioni”. Sinceramente non vi scappa da ridere? Ecco anche usando l’ironia, oltre che la razionalità, si possono sconfiggere questi nuovi finti profeti.

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