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Quando l’Avanti tornò unico (ma con due redazioni)

1 Luglio 2020 465 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dunque nell’archivio del Senato é stato finalmente inserito anche l’Avanti clandestino, oltre a quello, in duplice versione, dell’esilio. Uno apparteneva al gruppo di Angelica Balabanoff, e l’altro, col titolo di Nuovo Avanti, al Psi di Nenni, poi unificato nel 1930 coi riformisti di Turati e Saragat. L’Avanti clandestino uscì a partire dall’occupazione tedesca del settembre del 1943, dopo che all’indomani del 25 luglio era uscito regolarmente. Lo dirigeva Pietro Nenni con Giuseppe Saragat come co-direttore. Nenni era tornato in Italia, dopo l’esilio francese che durava dal 1926, il mese prima, dopo l’arresto da parte dei nazisti che già avevano prelevato la figlia Vittoria oltre al marito, figlia che morirà poi nel campo di concentramento di Auschwitz. La gestapo lo stava trasportando in Germania, dove sarebbe stato condannato a morte, ma un intervento dello stesso Mussolini, poco prima di essere defenestrato, gli consentì di essere consegnato alle autorità italiane. Questo episodio é ormai riconosciuto da tutti gli storici, primo fra tutti Giuseppe Tamburrano. Nelle sue pagine di diario il leader socialista, poi confinato nell’isola di Ponza, ha l’occasione di vedere da lontano lo stesso Mussolini, in attesa di essere portato sul Gran Sasso da cui sarà liberato da un commando tedesco. Nenni ha cosi la possibilità di verificare un singolare scambio di ruoli col vecchio compagno di gioventù: lui libero e il duce incarcerato. Dopo l’8 settembre, dunque, l’Avanti riprese ugualmente le pubblicazioni, grazie soprattutto all’opera di Eugenio Colorni, che, come ho gia ricordato, era stato a Ventotene uno dei tre estensori, con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, del famoso manifesto europeista. Colorni sarà ammazzato per strada a Roma, in via Livorno, da un gruppo di fascisti appartenente alla famigerata banda Kock. Pertini e Saragat vennero incarcerati e poi liberati da Regina Coeli grazie a una sortita di Giuliano Vassalli. Ma Pertini, dopo la liberazione di Roma del giugno 1944, non riuscì a godersi la libertà, passò la linea gotica e andò a far parte del Clnai. Dal giugno 1944 all’aprile 1945 l’Avanti uscì nella Roma liberata e nel centro sud divenendo subito il quotidiano più letto. Ma grazie soprattutto a Guido Mazzali, il dirigente socialista milanese più vicino a Nenni, l’Avanti si dotò di una redazione milanese che lo pubblicò clandestinamente fino all’aprile del 1945. Su questo, sull’Avanti romano e milanese della clandestinità, oggi inserito nell’archivio digitalizzato del Senato, riprendiamo passi del libro di Ugo Intini nel redazionale pubblicato a fianco. Anche se con due redazioni, che dureranno praticamente fino alla fine, l’Avanti tornò uno. E tale sarà fino alla sua eclissi del 1993, dovuta tra l’altro al diniego inspiegabile di concedere da parte della presidenza del Consiglio i fondi concessi agli altri giornali. L’Avanti, il glorioso quotidiano socialista partorito dopo enormi sacrifici dal proletariato italiano e uscito per la prima volta nel giorno di Natale del 1896, fu costretto a chiudere i battenti mentre infuriava il vento malato della finta rivoluzione giudiziaria.

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