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Salvini, il presidenzialismo, il federalismo e altro

10 Ottobre 2020 387 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando ieri in tivù il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che il suo partito sostiene il federalismo coniugato col presidenzialismo, ho avvertito una scossa. Ho pensato che il Psi sostenne la stessa identica cosa a partire dalla seconda conferenza programmatica di Rimini del 1990. L’elezione diretta del presidente della Repubblica, con poteri rimasti tuttavia nel vago (presidenzialismo all’americana o semipresidenzialismo alla francese, oppure un’elezione diretta cogli attuali poteri?), é stata da allora un leit motiv della politica di Bettino Craxi, bilanciata da un regionalismo “spinto fino ai confini del federalismo”. Per la verità la proposta di legge elettorale non si discostò mai dal proporzionale eventualmente corretto da uno sbarramento. Così si finiva per mischiare il presidenzialismo alla francese col sistema tedesco che non prevede l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ma un cancelliere eletto dal Parlamento. Resta il fatto che Salvini rilanciava una forma di nuovo presidenzialismo e, a meno che nel frattempo noi non avessimo cambiato idea, la nostra comunità non potrebbe certo osteggiarlo. Così come se volesse fare un affondo sul tema della giustizia dovrebbe contare sul nostro appoggio. Se la Lega proponesse quel che ha già sancito Riccardo Nencini al Senato attraverso due proposte di legge, una relativa alla separazione delle carriere dei magistrati e l’altra per introdurre il sorteggio nell’elezione del Consiglio superiore della magistratura, credo troverebbe il nostro consenso. Francamente non ho ancora compreso cosa ne pensi, sul presidenzialismo e sulla giustizia, il Pd. Ma non importa. Restano certo le insormontabili differenze tra noi e la Lega. Prendiamo il tema dell’Europa e più in particolare quello del ricorso al Mes. Salvini ha sposato le posizioni dei Cinque stelle e cioè quelle relative alla paura del Mes, senza spiegare il perché. Con un giro di parole il leader della Lega sostiene che é molto meglio ricorrere al mercato interno, anche se si pagano interessi più cari. Cioè é meglio per lui indebitare di più lo stato perché il debito é in mano agli italiani. Scelta azzardata e difficilmente sostenibile. Cosi come azzardato é dichiarare che al Mes nessuno fa ricorso. Per la verità oltre alla Grecia il Mes, denso di condizionalità, é stato utilizzato, tra gli altri, dalla Spagna, che ha poi avuto nel 2019 il tasso di sviluppo più alto d’Europa. E poi se adesso altri paesi al Mes sanitario non fanno ricorso é perché il tasso d’interesse che pagano nel loro mercato é praticamente a zero. Contrariamente a quello italiano che resta superiore all’1%. Poi ci distanzia da Salvini il modo con cui tratta la questione dell’immigrazione. Su questo bisogna essere chiari. Noi dobbiamo accogliere in Italia coloro che ne hanno diritto, e accoglierli, come dice papa Francesco, come fratelli. Nessuno difende il diritto dei clandestini a restare dove non é loro consentito. Ma non siamo di fronte a un’invasione. Seicentomila clandestini in una paese che conta 60milioni di abitanti, rappresenta l’1% della popolazione. L’esagerazione, la drammatizzazione unita spesso all’inerzia e all’impotenza, generano paure da sfruttare politicamente. E rimpatriare i clandestini non é facile, così anziché dedicarsi a questo, come ha tentato di fare Marco Minniti, attraverso patti economici coi paesi d’origine, Salvini ha messo in scena lo spettacolo dei porti chiusi. Che oltretutto dopo alcuni giorni si aprono per sistemare i naufraghi, che non sono palestrati e non partono da paesi in cui si sta bene per venire a star male da noi, come sostiene senza un briciolo di pudore il leader leghista, ma sono disperati che fuggono dal sottosviluppo, dalla miseria, dalla guerra. Senza dimenticare che coloro che fuggono dalla guerra hanno il sacrosanto diritto all’asilo secondo le leggi esistenti. E quando si dice guerra si dice anche Libia, dove molti di loro o vengono trattenuti in campi desolanti che assomigliano a lager o fuggono da una situazione in cui bombe e cannoni sono all’ordine del giorno. La sicurezza é un diritto e De Luca ha ragione quando cita i disastri provocati in certe zone del paese da comunità africane lasciate nelle condizioni di delinquere attraverso commercio di droga e omicidi. Ma questo é compito dello Stato, é suo compito vigilare perché ciò non avvenga. Ogni sottovalutazione, lassismo e financo complicità vanno duramente combattuti. Restano, nella convergenza su alcuni temi, dunque prevalenti le differenze nei confronti della Lega di una forza democratica, europeista, socialista, liberale e solidaristica. Proprio per questo affermare che su due questioni vi é convergenza non é peccato di eresia.

 

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