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La Conta

15 Gennaio 2021 324 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Dunque il presidente Mattarella ha autorizzato Conte a rivolgersi alle Camere per verificare se il governo goda ancora di una maggioranza nonostante il distacco dal governo di Italia viva. La soluzione é pienamente legittima, ma politicamente alquanto pericolosa per lo stesso Conte, per il suo governo e anche per il Paese. Vediamo perché. Riprendendo i precedenti, cioè i tentativi di parlamentarizzare le crisi, vengono alla mente diversi casi, tutti finiti male. L’unico, a mia memoria, finito bene sul piano numerico, ma drammaticamente su quello politico, fu quello di Tambroni, che il presidente Gronchi rinviò alle Camere nel 1960 e che ottenne i voti determinanti del Msi. Cito solo le due più recenti fiduce chieste, da Prodi e dallo stesso Conte. E’ a tutti noto come si conclusero. Per non parlare del Berlusconi uno sotterrato da Bossi. Ma lasciando a parte i precedenti, resta un fatto inequivocabile. Comunque vada la conta di Conte, cioè la Conta, non sarà un bene per il governo e per il presidente del Consiglio.

Se Conte riuscirà, per un soffio, a prevalere anche al Senato, ne uscirebbe con un governo debolissimo a fronte di una gravissima emergenza sanitaria da affrontare con un’autorevolezza senza precedenti e alla vigilia della presentazione del Recovery plan e poi della sua difficilissima gestione. Un governo formato da Cinque stelle, Leu e Pd più qualche senatore raccattato a caso non ha le caratteristiche richieste. Quanto potrebbe durare? Dovremmo tra due mesi essere daccapo con un’altra crisi? Qualora invece Conte finisse sotto avrebbe firmato la sua definitiva uscita di scena sgombrando il campo ad una ricerca immediata, e non difficile, del suo successore. Hanno ben capito questo Cinque stelle e Pd che spingono il presidente verso l’orlo del burrone? O hanno deciso scientemente di portarlo col carro verso il rogo di piazza per celebrare un seicentesco Autodafè? La via maestra era quella delle sue dimissioni da rassegnare al Quirinale, come era prassi nella prima Repubblica, quando anche un partito come il Psdi, caro Letta, apriva la crisi di governo. In questo modo il Conte ter poteva anche risultare una soluzione possibile anche se forse non auspicabile. E’ vero che le parole sono orami scritte sull’acqua, ma dove portano i propositi annunciati e contraddetti negli ultimi due giorni? Parole che dovrebbero prefigurare intenzioni e linee politiche. Conte ha dichiarato che non sarebbe mai andato al Senato alla ricerca dei responsabili e poi ha cambiato idea, prima ancora aveva detto che se i ministri di Italia viva si fossero dimessi non avrebbe mai più presieduto un governo con loro. Forse non accorgendosi di essersi tagliato le gambe da solo. Senza responsabili e senza Italia viva, infatti, neanche il santo protettore di Foggia potrebbe salvarlo. Pd e Cinque stelle non vogliono elezioni anticipate e nel contempo, parole di fuoco ha usato Zingaretti, non vogliono mai più governare con Italia viva. E allora con chi intendono governare se non vogliono consegnare il paese e il presidente della Repubblica al centro-destra? Mistero. Ho riassunto questo mosaico di affermazioni senza senso e magari subito contraddette, perché la vera crisi italiana non é solo del governo, ma dei partiti. E’ crisi della democrazia politica infettata dal populismo che rischia, il caso americano che si è fatto esplosivo è sotto i nostri occhi, di ammorbare le radici su cui è costruita la nostra civiltà liberale e le sue regole. Il pericolo di una pandemia democratica, che mi sono permesso di segnalare in un precedente editoriale, é sotto i nostri occhi. Per questo, anche per questo all’Italia serve un esecutivo autorevole composto dai suoi uomini migliori e un presidente del Consiglio che goda della più ampia fiducia parlamentare e sfrondi il più possibile le istituzioni, i partiti e anche la pubblica opinione dalle perniciose tendenze populiste e sovraniste. Non un governicchio buono per i giorni di festa.

 

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