Di Maio desnudo…
Il Di Maio pentito, il Di Maio contrito. Il ministro degli Esteri ed ex capo politico dei Cinque stelle ha messo in atto, con la lettera pubblicata da Il Foglio a proposito dell’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, prima condannato e poi assolto in Appello dall’accusa di turbativa d’asta, una svolta garantista?
Se si tratti non solo di parole ma di reale novità politica lo capiremo cammin facendo. Proprio due giorni orsono i senatori Cinque stelle hanno messo in atto una grottesca e incivile manifestazione contro un deliberato dell’ufficio di garanzia che bocciava un ricorso presentato dagli stessi, in combutta con Pd e Leu, contro la decisione dell’ufficio giurisdizionale che, considerando i vitalizi alla stregua delle pensioni, applicava le stesse normative previste dalla legge. Che Di Maio sia un po’ isolato in questa svolta lo confermano non solo le dichiarazioni dei falchi mai pentiti Morra e Di Battista, ma anche il silenzio disvelatore degli altri. Ad ogni modo che Di Maio condanni ”l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale” é indicativo non tanto di una semplice svolta, ma del venir meno della stessa motivazione di essere del suo movimento. Nato da un Vaffa a tutta la classe politica italiana, concentrato sulla lotta alla casta e ai suoi privilegi, considerati da annullare anche scontrandosi con le primarie leggi del diritto, sempre orientato alla massima di Davigo, secondo il quale non esistono innocenti ma colpevoli sui quali non sono state riscontrate prove sufficienti, il grillismo ha poi scoperto alcune varianti, vedasi quella del suo fondatore, divenuto improvvisamente garantista a proposito del figlio e, appunto ieri, quella di Di Maio che chiede scusa per gli atteggiamenti forcaioli del suo partito. Di Maio già aveva definito il suo movimento come un partito liberale e moderato. L’esperienza di governo aiuta ad attenuare giovanilistiche pulsioni. Ma non é certamente questo il movimento votato nel 2018 dal 34% degli elettori. Non mi stupisco delle conversioni. Quella della Lega salviniana che aderisce ai referendum radicali sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla responsabilità degli stessi e su molto altro, é ancora più clamorosa pensando ai cappi alla Camera agitati dal suo deputato Orsenigo. La differenza é che per ora la conversione leghista passa dalle parole ai fatti, cioè alle scelte politiche fondamentali sui temi della giustizia, Di Maio, invece, si limita alla parole. E’ già qualcosa, ma é troppo poco. Parafrasando due celebri opere di Francisco Goya, per ora Di Maio é tutt’altro che desnudo, ma ancora vestido…
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