Conte e un Grillo per la testa…
Credeva che Beppe Grillo fosse un personaggio che rendeva disponibile la sua leadership e non il padrone assoluto, altro che garante, nonché signore e creatore del suo soggetto, la sua fonte originaria e battesimale? Possibile che un presidente del Consiglio che conosce a menadito le regole andreottiane della politica, superando il suo maestro nella velocità di un cambio di alleanze quale non s’era mai vista, abbia abboccato all’amo con tanta ingenuità? E oggi si trovi ancora sull’uscio della casa promessa senza la chiave per aprirla? Ha mai ritenuto Conte che i Cinque stelle, in primis definiti grillini, siano seguaci della religione di un guru che aveva scudisciato tutti con un clamoroso Vaffa, li aveva irrisi e bastonati, come quando, in un comizio tenuto dinnanzi a Montecitorio, aveva preteso la resa dei parlamentari e il loro ricovero in casa di cura? Certo Conte avrà fatto un calcolo: i Cinque stelle saranno pur cambiati in questi tre anni, visto che sono i soli ad esser stati capaci di governare con tutti gli altri, escluso la Meloni… Avranno mutato pelle e dunque sapranno anche cambiare lo statuto. Cos’é mai questo supervisore, nelle vesti di garante che annullerebbe i suoi poteri di capo del movimento, dev’essersi detto. Ma Grillo, maestro di Vaffa, gliene ha subito dedicato uno: “Sono un garante, non sono un coglione.”. Che potrebbe significare che non può essere trattato da coglione, ma anche che tra loro due il coglione non è lui. Ma come ë possibile mettere in discussione Grillo in un movimento che a lui deve nascita, sviluppo e successo e a lui é legato da un cordone ombelicale che non si può rompere senza gettare all’aria anche il partorito? Adesso siamo alle torte in faccia, con Di Maio che cerca di mediare e forse pensa che tra i due litiganti il terzo gode. Chi non gode per niente é il Pd, preoccupato per le sorti di un movimento che aveva ritenuto alleato fondamentale, o addirittura strutturale. A Letta non gliene va bene una. Dal voto ai sedicenni, allo ius soli, dalla tassa di successione alla legge Zan, tutto pare abbia preso una piega diversa. Potrebbe parafrasare Conte e confessare a se stesso: “Sono un segretario e non sono un coglione”. Questo é certo. Eppure…
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