I due Salvini
Il Salvini italiano é moderato, garantista, governista, sempre abbracciato a Draghi e, con Berlusconi, spesso in dissenso dalle posizioni più estreme della Meloni. Il Salvini europeo é nazionalista, contrario all’unità europea, amico della Meloni, di Orban, di Kacinsky, della Le Pen che firmano insieme un documento che accusa l’Europa di essere diventata, a giudizio dei firmatari, “sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa”. Al contrario, nella visione sovranista l’Ue dovrebbe basarsi “sulle tradizioni, sul rispetto della cultura e della storia degli Stati europei, dell’eredità giudaico-cristiana” e sui valori della “famiglia e dell’unità delle nazioni”. Ma quel che più stupisce e preoccupa del documento è l’accusa di voler fare dell’Europa “un super Stato attraverso un percorso federalista che la allontana inesorabilmente dai popoli che sono il cuore vibrante della nostra civiltà”. Questo passaggio si scontra con la vocazione tradizionalmente europeista dell’Italia e con l’esigenza opposta più volte manifestata sia da Prodi che da Berlusconi di cedere poteri all’Europa, di unirla politicamente, di costruire, come hanno anche recentemente sostenuto sia Macron sia la Merkel, un vero governo europeo con poteri effettivi almeno a livello economico-fiscale. Dove ci vogliono portare Salvini e la Meloni? Ai vecchi nazionalismi che sbattono la testa contro la globalizzazione economica e sanitaria e contro il muro di uno sviluppo demografico che negli ultimi cento anni ha fatto perdere all’Europa sempre più popolazione in rapporto agli altri continenti, passando dal 25% dell’inizio del Novecento, al 12,5 attuale che diverrà, con l’attuale andamento demografico, il 7,5% nel 2050, rispetto alla popolazione del pianeta. Già l’Europa perderà sempre più peso, figuriamoci i singoli stati che, lasciati in perfetta solitudine, verranno mangiati economicamente e politicamente dagli Usa, dalla Cina e anche dall’Africa. La posizione di costoro é fuori dal mondo, appartiene a un’altra epoca. E’ non solo nociva per i singoli stati, ma addirittura autolesionistica. Impossibile tornare al nazionalismo a fronte di fenomeni quali la pandemia, la pan vaccinazione che ha introdotto la tesi dell’altruismo necessario (la solidarietà coi paesi poveri é anche in funzione del benessere di quelli ricchi, visto che la vaccinazione dei primi serve ai secondi per non ammalarsi), a fronte del Wto che ha liberalizzato i mercati, a fronte di un processo sempre più globale dell’economia e della finanza. Servirebbe esattamente il contrario. E cioè allargare i recinti della politica, superare steccati e confini, unire i popoli europei in funzione di un’unione politica globale. Tutti i fenomeni, economici, finanziari, ecologici, sanitari, sono globali. Solo la politica non lo é diventata lasciando così spazio ai nuovi e incontrollati poteri. E costoro non solo non si preoccupano di questo ma gridano alle streghe per una, purtroppo, per ora solo ipotizzata, federazione europea? Ma quel che più mette in guardia é, da un lato, la conseguenza, se ci sarà, della firma del documento sovranista di Salvini sul governo Draghi (Letta ha già dichiarato che i contenuti del documento sono incompatibili con la presenza al governo del suo partito) e dall’altro sulle ripercussioni europee di una vittoria elettorale del centro-destra a trazione leghista e meloniana. Le elezioni in Italia si terranno nel 2023, se non saranno anticipate, e la scadenza del Recovery e delle sue opere é datata 2026. Continuo a ritenere che per bloccare un simile evento non vi sia che una carta: il nome di Mario Draghi. Il solo che, scompaginando centro destra e sinistra, mettendo all’angolo populisti e nazionalisti, darebbe fiducia all’Italia e all’Europa. Anzi all’Italia in Europa. Altrimenti, tutti i sondaggi lo ritengono quasi una certezza, il governo Meloni o Salvini sarebbe alle porte.
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