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I problemi che stanno dinnanzi al centro-sinistra

3 Novembre 2021 315 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Ne vedo quattro e anche la nostra piccola comunità socialista é chiamata a dire la sua. Primo: é evidente che ogni ragionamento non possa esimersi da una valutazione sulla legge elettorale. L’attuale, il Rosatellum, si compone di due terzi di seggi, messi in palio con sistema proporzionale e con sbarramento al 3%, più un terzo di maggioritario uninominale.

Sul proporzionale si presentano le liste, sul maggioritario le coalizioni. Evidentemente le proposte di accrescere il maggioritario incontrano i favori di chi vuol presentare coalizioni, prima di tutto il centro-destra che con l’attuale legge potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta anche superando di poco il 40%, mentre le proposte di accrescere il proporzionale incontranoi favori di chi vuol presentare solo liste e questa dovrebbe essere l’interesse del centro-sinistra che potrebbe accontentarsi se non di vincere almeno di non far vincere. Temo che l’esaltazione amministrativa porti Letta decisamente fuori strada. Evidentemente un’ipotesi proporzionale o anche, in misura minore, la permanenza dell’attuale legge, significa necessariamente che nell’area cosiddetta del centro-sinistra si organizzino più liste che possano superare il 3%, visto che attualmente, sondaggi alla mano, il solo Pd non ha questo problema, al pari, però, di tutte e tre le forze del centro-destra. Non intravvedo da nessuno questa urgente consapevolezza. Secondo problema. Il campo largo di Letta é contestato da Calenda, Renzi e Bonino che non intendono allearsi coi Cinque stelle neppure nella persistente quota maggioritaria. Contrarietà che é oggi condivisa dagli stessi Cinque stelle. Messo alle strette quale sarà la scelta del Pd? Quella di una riedizione del cosiddetto Ulivo due, oppure quella di praticare l’asse coi Cinque stelle escludendo le forze cosiddette riformiste o liberaldemcratiche? Terzo problema. Nel caso il Pd insistesse con l’asse coi Cinque stelle e si creasse un polo autonomo costituito da Calenda, Renzi e Bonino, i socialisti dovrebbero allearsi con l’asse o col polo? Non chiedetelo a me perché su questo mi sono speso assai. Quarto problema. I nostri due parlamentari non saranno determinanti nell’elezione del presidente della Repubblica, ma quale linea darà loro il partito, come si diceva una volta? Quale che sia bisogna farsi una domanda. Si preferisce inviare Draghi al Quirinale lasciando spazio a una secca contrapposizione tra sinistra e destra, anticipata forse alla primavera, con successo probabile della destra, o si preferisce preservare Draghi anche per un dopo elezioni che si annuncia alquanto incerto e difficile, magari scomponendo di conseguenza le attuali coalizioni e offrendo al paese un’assicurazione sul pericolo Meloni, con la migliore e più autorevole soluzione che offre il blocco della politica italiana, la più apprezzata in Italia e nel mondo. E oltretutto la più adeguata a gestire i fondi comunitari. Sono quattro temi che occorre affrontare, perché la politica lo impone. Questi quattro problemi sono stati discussi nel corso della riunione del Forum dei riformisti, sono al centro di molteplici iniziative su tutto il territorio nazionale. Ovvio che la Direzione del Psi dell’11 novembre saprà affrontarli come si deve. Un piccolo partito deve lanciare grandi idee, ben sapendo che non tutte le ambizioni possono riscontrare successo, ma che senza ambizioni e anche senza correre rischi, davvero molto relativi per noi, non si può costruire consenso.

 

 

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