Ha deciso di lanciarsi in politica. Fedez, accompagnato dalla seducente Ferragni, non capisco in cosa potrebbe arricchirla. Ma ha pensato: “Se un comico ha raggiunto oltre il 30% dei suffragi, io che sono un cantante e ho milioni di follower, posso dire la mia”. Con qualche ragione visto che il buon Mannheimer glii attribuisce un 10% potenziale dei consensi. Appartengo a un’epoca in cui a Celentano, anche dopo Il ragazzo della via Gluck, non veniva neppure nell’anticamera del cervello di lanciarsi in politica e se lo avesse fatto sarebbe stato giudicato un matto e nessun sondaggio avrebbe potuto assolverlo. Viviamo in una fase diversa. Oggi la visibilità é tutto e il mondo dei social prevalente. Io spero che dopo un comico e un cantante non sia la volta di un regista di gialli. Un Dario Argento potrebbe ben interpretare i nostri giorni col suo Profondo rosso. Siamo davanti all’inferno. E la verità e che non ce n’accorgiamo. Da un momento all’altro la nostra commedia può trasformarsi in tragedia e noi pensiamo ancora a chi canterà la prossima canzoncina a bordo del Titanic. Non vorrei arrivare al sarcasmo di Brecht secondo il quale più che un Parlamento “bisognerebbe eleggere un nuovo popolo”…