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Il cavaliere, le toghe e Craxi

15 Giugno 2023 216 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Per parlare ancora di Berlusconi, e non se ne sta parlando troppo perché il cavaliere con quel che ha combinato nel mondo economico, televisivo, sportivo e politico rappresenta un unicum sul versante nazionale e forse anche internazionale, sarà bene diffondersi anche sul suo rapporto con la magistratura. Partiamo dal presupposto, sottolineato con forza ieri sera da Vespa a Porta a Porta, che fino al 1994, nonostante le sue imprese economiche, immobiliari, televisive e calcistiche Berlusconi non aveva mai ricevuto un solo avviso di garanzia e che le procure si sono mosse contro di lui a cominciare dalla sua discesa in campo politico del 1994, e in particolare a partire dal 22 novembre 1994. È il giorno in cui Silvio Berlusconi, mentre presiede da capo del governo una conferenza mondiale delle Nazioni Unite, riceve un invito a comparire dalla Procura di Milano che indagava su presunte tangenti alla Guardia di Finanza. Da quel momento seguono una valanga di inchieste e processi nel capoluogo lombardo: dal caso All Iberian per 21 miliardi di presunti finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, conclusosi con il proscioglimento per prescrizione di Berlusconi, ai processi Sme e Lodo Mondadori, dal processo per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills, prescritto anche questo, al caso Mediatrade. La storia giudiziaria del leader di Forza Italia è passata poi attraverso amnistie come quella della presunta appropriazione indebita per la vicenda di Villa Macherio, fino agli anni più recenti. E forse ai processi più odiosi per lui: quelli per gli scandali sessuali legati al caso Ruby, alle feste a luci rosse ad Arcore e alla corruzione in atti giudiziari delle ragazze che le frequentavano. Tutti processi in cui è stato assolto. Il più insidioso é stato quello riferito a una presunta frode fiscale sui diritti Mediaset che, applicando la legge Severino retroattivamente, gli cosò l’esclusione dal Senato e l’assegnazione ai servizi sociali. Questa condanna al capo dell’opposizione rappresenta una rarità in un paese democratico. I procedimenti giudiziari sono stati oltre ottanta, i processi oltre trenta. Le spese sostenute insopportabili per chiunque, ma non per lui. Il libro di Palamara e Sallusti, a proposito degli orientamenti della Anm, é rivelatore di una precisa direttiva impartita di ostacolare i governi Berlusconi per motivi politici. Ora, se così non fosse, se cioè non vi fosse stata un’intenzione politica di mettere sotto torchio Berlusconi dovremmo aver avuto a che fare con una sorta di Doctor Jackil e Mister Hide. Un uomo completamente dissociato. Onesto e incensurato fino al 1994, quando era imprenditore, leader televisivo, presidente del Milan, ma anche amico di Craxi e sostenitore del Psi, e poi d’un tratto corrotto, corruttore, concussore, mafioso, evasore fiscale, violentatore di minorenni. Così il caso non sta in piedi. Il limite, semmai, dell’opera politica di Berlusconi, é di essersi difeso in tutti i modi, di essersi circondato dei migliori avvocati, di avere approvato norme che gli consentissero prescrizioni, ma di non avere inciso il bisturi dove andava inciso, approvando una autentica riforma della giustizia. Quella riforma annunciata mesi or sono dal ministro Nordio e oggi, parzialmente modificata perché non contiene norme per la separazione delle carriere come ha giustamente osservato il deputato di Azione Costa, presentata in commissione alla Camera. Questa si traduce nell’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e nella modifica di quello di traffico di influenze illecite. E poi nella riforma delle intercettazioni per rafforzare la privacy dei terzi, coloro i quali si ritrovano sulle prime pagine senza nemmeno essere indagati, e in un intervento sulle misure cautelari, volto a garantire maggior contraddittorio tra le parti, Insomma più tutele per tutti, più libertà. E infine, si interverrà per limitare il potere di appello del pubblico ministero, con cui si vuole escludere la possibilità che “l’organo dell’accusa possa proporre appello rispetto a sentenze di proscioglimento relative a reati di contenuta gravità”. Probabilmente si interverrà con una legge apposita sulla separazione delle carriere e sul Csm. Ma ancora non ci siamo. L’altro limite, per così dire, di Berlusconi, é stato quello di aver lasciato solo l’amico Bettino Craxi in Tunisia, accontentandosi del tragico paradosso italiano che vedeva il più grande finanziatore del Psi a Palazzo Chigi e il suo beneficiario che doveva scegliere tra la Tunisia e la galera. Con lo sberleffo di una proposta a Di Pietro di far parte del suo governo. Contraddizioni di un uomo geniale e coraggioso, costretto a chinare la testa quando in gioco potevano esserci i suoi interessi. Un perseguitato che era in condizione di difendersi. Uno che se anche condannato non ha fatto a meno del consenso popolare. Un potente in lotta coi potenti. Non un debole, come Craxi, distrutto dai potenti.

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