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Antifascismo e anticomunismo

15 Agosto 2023 243 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dire che Galli della Loggia ha ragione col suo articolo sul Corriere, quando pretende che alla legittima richiesta di far leva sull’antifascismo (usato contro un governo di destra che pare sempre in imbarazzo quando se ne fa cenno) si abbini analoga richiesta di professione anti comunista, é doveroso. Non basta essere antifascisti, infatti, per essere democratici. Bisogna essere anche anti comunisti, visto che i sistemi comunisti in tutto il mondo la democrazia l’hanno decisamente calpestata. Galli della Loggia si chiede perché questa semplice consapevolezza in Italia non venga mai richiesta. Mentre quando si parla di terrorismo e lo si definisce fascista (anche se i fascisti del passato regime non hanno mai messo bombe in una stazione) non si qualificano le brigate rosse come comuniste (anche se il loro appellativo era Partito comunista armato). Questo aggettivo “comunista” in Italia richiama la storia di un grande partito che ha deciso di cambiare nome solo dopo la fine del comunismo, anche se coi sistemi dell’Est aveva rotto (ricordiamo lo strappo di Berlinguer, come lo definì Cossutta, dopo il colpo di stato militare in Polonia del 1981). Tuttavia i paesi comunisti, coi quali nel 1981 il Pci compí “lo strappo”, in ritardo di 25 anni rispetto all’invasione dell’Ungheria del 1956 e alla svolta autonomista di Nenni e di 30 rispetto alle consapevolezze di Saragat, non sono mai stati equiparati ai paesi fascisti che fino agli anni settanta persistevano in Spagna, in Portogallo e in Grecia. E neppure la feroce dittatura di Mao o di Kim é mai stata paragonata a una dittatura fascista e men che meno nazista. Eppure questi sistemi avevano in comune la negazione di qualsiasi libertà, di pensiero, di stampa, politica e perfino religiosa, le persecuzioni e a volte lo sterminio dei dissidenti, in un vortice di terrore. Come si spiega, se no, che la mozione del Parlamento europeo che equiparava nazifascismo e comunismo, sia stata votata da tutti i socialisti europei meno che da una parte di quelli italiani, eletti dal Pd? Diciamo la verità. L’Italia é stata il solo paese democratico del mondo con la presenza di un forte partito comunista, che alla conquista della libertà e alla scrittura e approvazione della Costituzione ha offerto un contributo importante. Togliatti fu però spinto su questo terreno, a partire dalla svolta di Salerno dell’aprile del 1944, direttamente da Stalin che aveva firmato gli accordi di Yalta. Era perfettamente consapevole che l’unica via che si poteva intraprendere in Italia era quella parlamentare e che l’unico governo a cui potesse avere accesso il Pci fosse quello di unità nazionale, in grado di legittimarlo. Per questo fu freddo all’idea prospettatagli da Nenni di costruire il Fronte popolare nel 1948. E fu scettico sulle sue possibilità di vittoria e in fondo anche sollevato dalla sonora batosta. Ma il Pci togliattiano fu sempre filo sovietico. Tacque sui processi purga degli anni trenta così come approvò l’impiccagione di Nagy nel 1958, e aveva condiviso, con l’eccezione di Terracini, il patto Ribbbentrop-Molotov dell’agosto del 1939, prologo all’invasione nazista della Polonia, una settimana dopo, e all’esplosione del secondo conflitto mondiale. E per questo, fino all’operazione Barbarossa, del 1941, i comunisti, su ordine di Mosca, smisero di combattere il nazi fascismo e in Francia finirono addirittura fuori legge. Bisognerà attendere l’invasione di Praga del 1968 e la timida “non condivisione” della nuova aggressione sovietica, per riscontrare un primo distinguo. Cosa é mancata in Italia, caro Galli della Loggia? E’ mancata quella chiarificazione storico-politica richiesta dopo l’89 dai socialisti e che i loro errori e l’intervento a gamba tesa della magistratura nel 1992 hanno impedito. D’Alema confessò che i comunisti si trovavano a dover passare da una gola stretta nella quale era ubicato Craxi con la sua unità socialista. Tangentopoli ha aperto il varco. E così oggi possiamo assistere a pretese, spesso giuste, di dichiarazioni antifasciste senza far carico a nessuno di analoghe esplicitazioni di anticomunismo. La chiarificazione non c’é stata. E in molti hanno perfino festeggiato il centenario della nascita del Partito comunista del 1921 anche coi soldi pubblici, nascita che rappresentò un tragico e fatale errore politico e la comparsa di un partito armato agli ordini di Mosca. Poi é avvenuto di peggio. Si é creato, solo in Italia, un sistema politico anti storico. Dove i singoli partiti non sanno quale passato appartenga loro. Riappaiono in Europa nelle grandi famiglie identitarie e in Italia si rifugiano in altre sigle, come se da noi ne avessero paura. Una sola timida domanda. Si può essere antifascisti coi busti di Mussolini in casa? Si può essere anticomunisti coi ritratti di Togliatti e di Berlinguer nelle sezioni? Non c’é niente di più ingannevole del sistema politico italiano. Per questo si fa fatica a pronunciarsi come anti fascisti e peggio ancora come anti comunisti. Perché si direbbe il falso…

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