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La via albanese

10 Novembre 2023 260 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Si può dir tutto tranne che il premier albanese Rama, socialista, non sia stato riconoscente. “L’Italia ci ha aiutato dopo l’uscita dal comunismo” ed é vero se pensiamo alle centinaia di migliaia di albanesi sbarcati a Bari tra il 1990 e il 1991. E l’Italia é schierata in prima fila nell’appoggio della richiesta albanese di entrare in Europa. Dunque se può anche minimamente ricambiare, lo fa volentieri. La Meloni gli propone di aiutare l’Italia a ospitare e smaltire parte degli oltre 130mila migranti (non é ancora il record) che sbarcano quest’anno clandestinamente nel nostro Paese. In che modo? Raccogliendone circa 36mila in due centri di ospitalità in Albania. Ma solo quelli che vengono salvati in mare da imbarcazioni italiane (non dalle ong) e tra questi solo gli uomini maggiorenni (nei casi di famiglie spero non si pratichi alcuna divisione). In Albania per gli immigrati ospitati varrà la legge italiana, ad esempio la possibilità di dare a diversi di loro la cittadinanza in caso fuggano dalla guerre o da aree insicure. Quindi in Albania si dovranno verificare attentamente queste condizioni. Nel caso vengano accertate le condizioni per il diritto d’asilo ovviamente costoro arriveranno in Italia. E gli altri? Gli altri dovrebbero essere rimpatriati. Ma solo la Tunisia ha firmato un patto che garantisce il recupero dei suoi migranti. Quelli che provengono da altri paesi che fine faranno, visto che in Albania la permanenza é limitata e subordinata a verificare le condizioni dei migranti? Anche costoro, i cosiddetti clandestini, arriveranno da noi. Dunque si fa fatica a comprendere gli interessi italiani di questo patto con l’Albania. Oltre trentamila migranti attraccheranno a Shengjin e l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione e realizzerà un centro di prima accoglienza. A Gjader realizzerà una struttura modello Cpr per le successive procedure. L’Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e sorveglianza. L’Albania, sottolinea ancora Palazzo Chigi, già vede un’importante presenza di forze dell’Ordine e magistrati italiani. Sarà. Ma se tutto questo durerà solo pochi mesi e quasi tutti rientreranno da noi sia nel caso degli aventi diritto all’asilo, sia nel caso si trovino senza alcun diritto di permanenza, tranne i pochissimi casi di rimpatrio, mi pare più una partita di giro che un vantaggio. Sbagliano le opposizioni a gridare sdegno e urlare improperi parlando di Guantanamo e di disumanizzazzione. Certo una disposizione di tal genere dovrebbe fondarsi su qualche dispositivo legislativo (ad esempio sul trasferimento della potestà legislativa in un altro paese) e, vorremmo anche aggiungere, armonizzarsi con le disposizioni europee. Resta il fatto che quando l’Italia ha chiamato l’Europa, quest’ultima si é sempre voltata dall’altra parte rifiutandosi perfino di modificare gli accordi di Dublino che affidano al primo paese d’approdo la responsabilità della gestione dei migranti. Che una mano venga offerta da un paese non dell’Ue come l’Albania la dice lunga sullo stato dell’unione. Il problema, al di là del comprensibile effetto mediatico della notizia, é l’utilità concreta del trasferimento temporaneo in Albania di una quota limitata di migranti destinati comunque a finire in Italia. Si é detto che l’approdo albanese dovrebbe essere disincentivante per chi parte e pensa di venire in Italia. Ne dubito. L’Albania non é più quella del 1990 dalla quale fuggivano in cerca di miglior vita una marea di giovani. E’ un paese industrializzato e turistico che si é arricchito. L’Albania è andata avanti e l’Italia indietro. Non siamo ancora ai canotti italiani che cercano la via di Durazzo, ma insomma. E questi i migranti possono già saperlo. Non fatevi illusioni…

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