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La Predica di Natale

24 Dicembre 2023 244 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Camillo Prampolini, maestro (nel senso proprio di educatore) dei socialisti reggiani, aveva già trattato del rapporto tra cristianesimo e socialismo nel primo giornale che, assieme ad altri giovani, aveva pubblicato col titolo de “Lo Scamiciato. L’articolo, del 26 marzo del 1882, si intitolava “Morale cristiana”. Il testo citava passi del Vangelo sulla proprietà (su questo e sul diritto alla proprietà e sull’illegittimità della sua espropriazione si era sviluppata un’accesa polemica col vescovo di Reggio). In particolare su una definizione evangelica che definiva la proprietà come “un’ingiusta ricchezza”. La firma era “un topo da Biblioteca”, ma non é difficile riscontravi l’identità di Prampolini. Il secondo assaggio sul tema è del 22 aprile 1883 sempre su Lo Scamiciato, l’articolo é firmato L’evangelista ed é titolato “Socialismo nemico dei preti”. Qui per la prima volta Cristo viene definito “un vero rivoluzionario” e i preti paragonati ai “farisei che fanno i persecutori rabbiosi e i carnefici di Cristo”.. Con questo era evidente l’equazione tra la persecuzione dei primi cristiani e quella dei primi socialisti che rischiavano la persecuzione e il carcere. Lo Scamiciato, che cessò le pubblicazioni nel 1884 e il suo successore, a sfondo cooperativo, il giornale Reggio nova, continuarono la polemica. Si pubblicò a puntate la storiella piccante di un certo prete di un borgo di campagna e recensioni sul libro delle amanti di Pio IX o sulle falsità delle religioni (ne La Giustizia ancora si proclamava l’eroica morte dei socialisti che “si spegnevano senza cedere alle illusorie e fallaci menzogne delle religioni”. Di Gesù Prampolini proponeva una visione immanente. Non certo l’idea che fosse figlio di Dio (anche De Andrè non lo credeva che uomo, anche se dotato “di un po’ troppe virtù’”). Il fatto era che Gesù, predicando giustizia ed eguaglianza tra gli uomini, era egli stesso fautore di un messaggio socialista. In realtà la sua interpretazione di Gesù si poneva l’obiettivo di combattere la Chiesa del suo tempo, tutta votata al formalismo ecclesiastico ed appoggiata dai ceti borghesi. L’anticlericalismo dei socialisti e la devozione verso la figura di Cristo in contrasto con la Chiesa portò la prima amministrazione socialista di Reggio Emilia, sorta a seguito delle elezioni del 1899 (Prampolini era deputato dal 1890), a cacciare le suore dall’ospedale e il cappellano dal cimitero. Il contrasto tra i socialisti e la Chiesa fu certificato dalla scomunica che due vescovi (Manicardi e Rocca) avevano decretato  come autentici anatemi ai due giornali, prima Lo Scamiciato (1882-1884) e poi La Giustizia, sorta nel 1886. Ma é nel 1897, in occasione del Natale, che Prampolini scrive su La Giustizia quella che poi diverrà famosa come la sua Predica. Era un racconto immaginario di un socialista in piedi su una sedia che si rivolgeva a tutti coloro che si erano recati alla messa natalizia. Quell’uomo, forse era lo stesso Prampolini, invitava i fedeli ad essere cristiani, a seguire gli insegnamenti del cristianesimo che erano in netto contrasto con quelli della Chiesa del suo tempo. E così facendo a diventare socialisti. La Predica di Natale venne poi stampata in un opuscolo e ne furono vendute una quantità inimmaginabile di copie. La Giustizia parla addirittura di 50mila e questo in un territorio contadino dove ancora regnava l’analfabetismo. Sembrerà inverosimile ma due preti, don Levoni e don Magnani, si spretarono chiedendo a Prampolini di diventare militanti socialisti. La sfida tra l’evangelismo prampoliniano e la Chiesa sfociò in slogan come “Prampolini é il Dio dei poveri” o in filastrocche come queste: “Sarà buono il buon Gesù, ma Prampolini lo é di più”. O nei ricordi del presidente della Provincia dell’epoca Alessandro Mazzoli che narra di un comizio a Gualtieri in cui Prampolini concluse con un “Io vi benedico”. O alle visite pre natalizie che Prampolini e i suoi facevano all’esiliato in Svizzera Antonio Vergnanini e che portavano seco “qualcosa di sacro”. Devo dire che Prampolini ha sempre aborrito il culto della personalità e a maggior ragione della santità, ma il rifiuto dei duelli, l’odio della violenza di una guerra o di una rivoluzione (“Non é il problema di dare la propria vita”, disse”, “il problema é di dare quella degli altri”), il suo riformismo dal basso, fatto di cooperative, municipalizzazioni, scuole, case e asili, quel suo “Io non vi ho insegnato questo” a fronte della sassaiola contro la polizia per non permettere il comizio di Cesare Battisti che poi provocò la sparatoria dei poliziotti e due morti tra i dimostranti, e poi, nel 1919 quel “io ho ribrezzo dei sanguinari si chiamino Alessandro Magno, Giulio Cesare, Robespierre” e il dibattito era sul bolscevismo di Lenim, lo avvicinavano un predicatore cristiano, e forse anche a un Gandhi. Perché il suo socialismo era a sfondo etico e faceva della non violenza e del gradualismo i suoi perni. Fu condannato dalla storia sia da destra che da sinistra. Per decenni é stato considerato uno sconfitto e sostituito da altri riferimenti, miti e Dei. Oggi si é preso una bella rivincita. La Chiesa di Bergoglio ha finito per dargli ragione e il suo riformismo é ormai appannaggio di tutti, forse di troppi. E così pure l’esaltazione di Gesù come fautore di amore e di solidarietà. Ma sì oggi pensiamo al Natale non trascurando la sua Predica.

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