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Festa dei lavori?

4 Maggio 2024 91 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Se ne é accorto anche il super marxista Canfora che Marx aveva fatto un errore: quello di considerare inevitabile la polarizzazione della classi. Da una parte il proletariato sfruttato con la tecnica del plus valore e dall’altra la borghesia sfruttatrice assorbita in monopoli. Il mondo é decisamente cambiato e questa previsione del profeta di Treviri é stata clamorpsamemte smentita. Se osserviamo l’economia di oggi di quasi tutti i paesi industrializzati sia la classe dei lavoratori sia la borgjesis si sono frantumate mentre é sorta una nuova categoria, quella dei signori della finanza che non creano occupazione, non investono in beni materiali da acquistare sui mercati ma scommettono su loro stessi e si arricchiscono. Anche questi ultimi, però, non possono essere considerati un’unica categoria. Un conto sono i grandi speculatori, un conto i liberi cittadini che acquistano poche azioni per un misurato guadagno. Il proletariato, intendo il lavoro dipendente, non può eseere considerato omogeneo e dagli identici interesssi. Un conto é un dirigente dell’Eni che viene pagato 30mila euro al mese e un conto il dipendente di un Comune con mansioni generiche che viene remunerato 1200 euro. Anche nello stesso luogo vi sono situazioni, esigenze, rivendicazioni molto differenti. Se prendiamo il lavoro pubblico assistiamo ad un aumento di stipendi e di remunerazioni consistente dei dirigenti, mentre gli altri dipendenti vedono bloccati i loro stipendi. Complessivamente i salari italiani sono molto bassi. Hanno perso potere d’acquisto negli ultimi trent’anni contrariamente a quelli della media europea e in particolare della Germania e della Francia. Un sindacato che non ha fatto politica salariale ma si é sopratutto battutto sui diritti (sindacali) merita l’abbandono di molti lavoratori. Anche la cosiddetta borghesia si é frantumata. In Italia abbiamo il 95% delle aziende con meno di 15 dipendenti. Cioè abbiamo una massiccia superiorità delle piccole aziende, di quelle artigianali, di quelle commerciali e familiari. Si tratta dunque di un ceto medio largamente prevalente. Non esistono i padroni. Esistono dei padroni. O vogliamo mettere sullo stesso piano la Fiat con un artigiano che ha problemi di credito e non chiude l’attività per amore dei suoi dipendenti? Dunque occorre un’analisi ispirata alla differenziazione e non all’omologazione. In questa realtà disgregata, dove anche i lavori precari non possono essere messi sullo stesso piano (un lavoro estivo ben pagato non é lo stesso di quello ottenuto tramite un caporalato da poveri immigrati nelle campagne del Sud) sarebbe giusto, come osservava il povero Marco Biagi uno statuto dei lavori e non dei lavoratori in senso stretto. E così una festa che sia dei lavori, di tutti i diversi lavori che si svolgono sarebbe anche falsamente unificante. Meglio un’altra festa per i lavori sottopagati e per i disoccupati che non riescono a lavorare. Certo non quelli che preferivano non far niente usufruendo del reddito di cittadinanza e poi aumentarlo col lavoro nero. Ma quelli che soffrono perché non arrivano alla fine del mese. Per questi si deve fare un’eccezione. Perché non sono affatto uguali agli altri.

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