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Intervento sulla crisi energetica

Sig. presidente,

crisi energetica e crisi ambientale vanno di pari passo. L’Italia deve affrontare subito un grave problema che rischia di trasformarsi in emergenza. Si tratta dell’interruzione di flussi stranieri di gas, in particolare di quelli russi. L’energia italiana, più di quella degli altri Paesi europei, dipende dal gas. Il gas copre il 44,4% del fabbisogno energetico, contro il 20,2/% della Spagna, l’11,5% della Germania e il solo 1% della Francia. Dunque una situazione di mancato soddisfacimento delle esigenze di gas trova l’Italia particolarmente scoperta. E’ importante che proprio domani l’Ue proponga un maxi pacchetto su gas ed elettricità. Si prevede di creare un’agenzia comunitaria per l’energia e di studiare come mettere in piedi riserve  strategiche di gas in modo da mettere fine ai black out energetici a causa dell’interruzione dei flussi extracomunitari. Il problema di una dipendenza eccessiva dall’assetto del gas e di un costo eccessivo dell’energia propone  la necessità di affrontare il tema delle energie alternative. Lo stesso Chicco Testa, già presidente dell’Enel, sostiene che non basta l’eolico e altre fonti energetiche di supporto o rinnovabili. Il fabbisogno di energia resterebbe inevaso anche a fronte dell’attivazioni di tali nuove fonti energetiche.

Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari si è recentemente autodefinito “catastrofista” a proposito dell’evoluzione della crisi ambientale. Certo bisogna intervenire. Non basta proclamarsi preoccupati o addirittura catastrofisti. Questo ultimo pronunciamento anzi mostra un dato di scetticismo, se non di vera a propria impotenza. Credo invece che l’evoluzione della scienza e della tecnica nonché la volontà politica, che oggi pare decisamente più alta, che non passato, possa portare a nuovi e più accettabili scenari. Resta certamente la necessità di stabilire un rapporto diretto tra la denuncia e la responsabilità e qui non si può non entrare nel merito del recente Convegno di Firenze promosso dal ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Al ministro sottopongo due richieste di immediato chiarimento. Il primo: i dati riferiti da Pecoraio Scanio sul riscaldamento dell’Italia che sarebbe di quattro volte superiore a quello di tutti gli altri Paesi sono recentemente stati clamorosamente sconfessati dal professor Franco Prodi, fratello del presidente de Consiglio Romano. Proprio ieri sera al “Porta a porta” di Bruno Vespa il presidente del Consiglio ha sottolineato che il fratello è un’autorità in materia e alla richiesta dell’interlocutore su chi dei due avesse ragione, ha svicolato, ribadendo però più che la sua fiducia in lei, la sua fiducia fraterna. Ora, signor ministro, dica lei se i suoi dati sono frutto d’un errore o se il professor Prodi ha torto. Tertium non datur. E ancora. Tra i dati forniti al convengo fiorentino emerge che l’Italia, che avrebbe dovuto tagliare le emissioni di C02 del 6,5% secondo i parametri fissati dal protocollo di Kyoto, li ha invece aumentati del 12,5%. La responsabilità è dello spirito santo? Certo non può essere addebitata solo a lei, ma anche al precedente governo di centro destra che nulla ha fatto in materia. Ma in questi tre anni lei ha sottoposto un piano per ricondurre le emissioni de gas di serra sotto la soglia di Kyoto? Non si può che ritornare al rapporto di coerenza tra i pronunciamenti e i comportamenti concreti. Lei, più che promuovere una conferenza, da ministro, avrebbe dovuto presentare atti concreti al Parlamento.

Non si può inoltre sfuggire dal tema dei temi, quello che anche Chicco Testa ha proposto nella sua intervista citata. Proprio ieri l’Italia ha per la prima volta deciso di partecipare alla riunione del “Global nuclear energy partnership”. La riunione si è tenuta a Vienna e ha visto la partecipazione, non da ieri, della Germania, dell’Inghilterra e dell’Olanda. Compito di questa commissione è la ricerca del nucleare sicuro, quello che secondo l’on. Migliore non esiste (per cui il governo italiano farebbe parte di un  gruppo che ricerca il nulla). E che oltretutto dovrebbe fornirci un nucleare privo di scorie radioattive, drammatico problema irrisolto del passato, per di più impossibile da convertire in armi atomiche. Contemporaneamente il ministro dell’Ambiente afferma sul Corriere: “L’energia prodotta dal nucleare costa molto di più di quella ottenuta dalle fonti rinnovabili”. Cos’è, il suo, un altolà al ministro Bersani? Ce lo spieghi e ci spieghi se la partecipazione dell’Italia al “Global nuclear energy partnership”, la condivide o meno.

Le preciso la mia opinione al riguardo. Assieme al gruppo dirigente del vecchio Psi anch’io fui favorevole al referendum contro il nucleare del 1987. Si era a un anno dalla tragedia di Chernobyl e all’inizio di un possibile avvio del nucleare in Italia. Si trattava di un nucleare insicuro con scorie radioattive che venivano smaltite in mari lontani. E l’Italia doveva decidere, non già se proseguire nel nucleare, ma se entrare nel nucleare. Si scelse la strada della moratoria e le nuove centrali non vennero edificate. Può darsi che quello sia stato un errore. Ma adesso il problema è il seguente: vogliamo o meno partecipare alla ricerca sul nucleare di nuova generazione? O manteniamo sul nucleare un preconcetto ideologico, come spesso si usa fare in Italia nei confronti delle cose della politica? E’ ben strano che, mentre l’Europa che ci circonda usi questa importante fonte di energia in quantità davvero considerevole, l’Italia si rifiuti di prenderla tuttora in considerazione. La Francia copre con l’energia nucleare ben il 78,4% del fabbisogno energetico, la Germania il 27, 7%, il Regno unito il 20,3% , la Spagna il 22,7%. L’Italia, come è noto, lo zero assoluto. Anche in questo ci distinguiamo dall’Europa. In Italia non c’è un Partito socialista, non c’è la separazione delle carriere dei magistrati, non c’è alcuna legge sulle coppie di fatto, non c’è il nucleare. Anomalie nostrane. Anomalie forse da eliminare. Credo abbia fatto il governo italiano a decidere di aprire una nuova strada, con tutte le garanzie di sicurezza che è necessario richiedere per fare in modo che l’energia italiana dipenda meno dall’estero, costi meno e sia in grado di assorbire il fabbisogno delle sue imprese e delle sue famiglie.

20 settembre 2007