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La lezione di Martelli

30 Aprile 2011 1.219 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quella di Claudio Martelli di venerdì sera al Pertini di Cavriago non è stata una relazione, ma una vera e propria lezione in materia di immigrazione. Centro-sinistra, se tu fossi sveglio, allora penseresti subito a Martelli come futuro ministro dell’immigrazione. Invece magari metteranno Donadi… Presentato dall’on. Giuseppe Amadei, presidente del Centro Prampolini e preceduto da una bella riflessione della presidente della Legacoop di Reggio Emilia Simona Caselli, Martelli ha iniziato distinguendo tra immigrazione, (che può essere regolare o clandestina) e disperazione, quella che ha spinto in questi giorni migliaia di profughi dall’Africa all’Italia e all’Europa. “A questo ultimi”, ha rilevato Martelli, ” bisogna guardare con affetto e solidarietà. E’ l’articolo 10 della Costituzione che oltretutto ci obbliga a farlo. Gli immigrati clandestini vanno invece rimpatriati, ma educatamente e senza arroganza.  La Lega specula sull’immigrazione. Hanno urlato al lupo ma inItalia di profughi ne sono arrivati solo 25 mila, non centinaia di migliaia. E 25mila arrivarono in un botto dall’Albania a Bari e Lecce negli anni novanta. Certo se il governo si accorge in ritardo che diecimila si concentrano tutti nell’isola di Lampedusa questo è segno di incapacità di prevedere e di intervenire per tempo. L’immigrazione che ci riguarda non è solo quella africana che è la minore, ma quella che proviene dall’Asia, dall’Est e dall’America latina che è la maggiore. Siamo socialisti e siamo per la cittadinanza a chi è nato nel nostro territorio e non ne facciamo una questione di sangue, di razza, di religione, di provenienza. Siamo per lo “ius loci”, non per lo “ius sanguinis”. E infine dobbiamo sostenere e aiutare in tutti i modi i popoli del Nord Africa che vogliono la democrazia. L’Occidente non ha saputo prevedere che le nuove generazioni insorgessero, unite al resto del mondo attraverso Internet, per affermare i loro diritti di libertà. Non è stato un errore il trattato con la Libia, è stato un grave errore firmarlo con Gheddafi. Non si può trattare coi dittatori. E questo errore l’hanno compiuto tutti: da Berlusconi a Prodi e prima a Craxie a Andreotti. E’ anche miope, perchè, prima o poi i dittatori cadono”.

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