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Fabio, il socialista liberale

6 Gennaio 2024 199 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Fabio Fabbri era nato giornalista, collaboratore de Il Mondo di Pannunzio, di tendenza liberalsocialista. Avvocato di professione, giornalista per hobby, scoprì la politica e, fin da giovane (Fabio di Tizzano, comune sull’Appennino parmense nel 1933) scelse la militanza socialista. Al congresso del 1968 fu esponente della mozione di Antonio Giolitti, nella quale si raggruppavano molte delle più fresche intellettualità socialiste. Nel 1976, dopo essere stato consigliere, assessore e vice presidente della Provincia, fu eletto senatore. In lui il Psi riconobbe i segni del necessario rinnovamento morale a seguito dello scandalo che coinvolse il Psi di Parma proprio in quell’anno. Fabio era una garanzia di socialismo dai buoni odori, profumato di coerenza e radicato in un territorio montanaro dal quale non si discosterà mai. Il suo volto smilzo incarnava bene il socialismo emiliano, la sua cadenza quello parmigiano, ma non si sentì mai vocazionalmente provinciale o nazionale. Restava profondamente tizzanese, uomo d’appennino, col naso irsuto che ricordava i tratti ispidi delle sue montagne. Il suo legame con il paese natale é poi certificato dal riconoscimento della cittadinanza onoraria che il sindaco di Tizzano volle conferirgli qualche anno orsono. Fabio sarà ininterrottamente senatore dal 1976 al 1994. Tra i più fidati collaboratori di Craxi sarà più volte ministro, oltre che presidente del gruppo dei senatori socialisti. Tre i dicasteri di cui ha avuto la responsabilità: Affari regionali nel quinto governo Fanfani fra l’82 e l’83, Politiche comunitarie nel secondo governo Craxi fra l’agosto 86 e l’aprile ’87 e Difesa con Ciampi dall’aprile del ’93 al maggio del ’94. A questo vanno aggiunti 10 mesi fra il giugno del ’92 e l’aprile del ’93 come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Giuliano Amato e altri incarichi come sottosegretario all’Agricoltura e Foreste in quattro esecutivi diversi. Tutto questo a testimonianza della stima e dell’apprezzamento unanime di cui Fabbri ha goduto nel Psi. Non abbandonò la lotta politica dopo Tangentopoli da cui non venne minimamente sfiorato. E tornô subito in campo alle elezioni europee del 1994 nella lista Ps-Alleanza democratica. Il suo coraggio e il suo altruismo vennero premiati da un risultato incoraggiante in una lista che a livello nazionale raccolse briciole. Non lasciò mai il nucleo socialista che non intendeva mollare mantenendo rapporti con Boselli ed Intini e partecipando a quasi tutte le iniziative politiche promosse dai socialisti in provincia di Parma. Lui era nato per caso a Ciano d’Enza, attuale comune di Canossa, e si considerava anche un po’ reggiano. Insieme promuovemmo un’iniziativa sui rapporti Reggio-Parma che coinvolse i due sindaci, i due presidenti della provincia e che tentò di lanciare una proposta di pianificazione interprovinciale. Mi telefonava quasi ad ogni articolo che gli mandavo, scritto sull’Avanti. Posso dire di essere stato negli ultimi anni della sua vita il socialista col quale ha mantenuto più rapporti. E le domande erano sempre le stesse: c’é spazio, cosa pensi si debba fare? Pensava alla maledizione di un partito cancellato dopo avere avuto ragione nella storia. Soffriva ma non si rassegnava. Dopo Ferrarini, Piro, Babbini, Covatta, dei socialisti eletti nel 1992, ultima legislatura in cui si presentò il Psi, anche Fabbri ci ha lasciato. Per me una sensazione di solitudine e di profonda tristezza.

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