La strategia di Bersani
Dichiarando la sua volontà di presentarsi candidato premier alle primarie Bersani ha anche indicato il suo progetto di alleanze politiche. Certo a bocce più o meno ferme, cioè tenendo presente questa legge elettorale o una legge che non scomponga il quadro di alleanze che questa legge comporta. Fondato cioè sul bipolarismo, che poi diventa, nella nuova accezione, un tripolarismo non autosufficiente. Il terzo polo può cioè presentarsi in autonomia alle elezioni, ma dopo le elezioni deve scegliere da che parte stare. Bersani infatti propone un’alleanza tra democratici e progressisti (un centro-sinistra più o meno classico) che in un secondo momento (cioè dopo il voto) possa concordare un’alleanza di governo col terzo polo. Parte evidentemente dal presupposto che la foto di Vasto può al massimo consentirgli di vincere le elezioni (personalmente ne dubito), ma non gli consentirebbe di governare il Paese. Sarebbe infatti una coalizione ancora più sbilanciata a sinistra della vecchia Unione, con Di Pietro e Vendola che finora si sono caratterizzati per la copertura ad ogni forma di protesta, anche la più irrazionale. E siccome il punto d’arrivo dovrebbe essere l’accordo col terzo polo è impossibile politicamente proporre a Casini di accodarsi alla foto di Vasto come quarto e compiacente soggetto dell’allegra compagnia. Per questo Bersani pensa a un’alleanza che, anche se dovrebbe comprendere Sel, non comprenda l’Idv (troppi sono i punti di dissenso con Di Pietro e inservibile sarebbe il piatto da proporre a Casini). Personalmente penso che si tratti d’una proposta giusta e motivata, da sostenere. Non saranno certamente i socialisti a lamentarsi dell’eventale esclusione del Torquamada Di Pietro, l’uomo del giustizialismo e del populismo più estremi che hanno sempre fatto parte della cultura della destra più che dell’anima della sinistra dmocratica. E credo anche che l’accordo col centro sia una buona cosa. Regalare alla destra Casini e il terzo Polo è assai rischioso. E il pericolo Grillo non lo si combatte alimentando il tasso di grillismo, ma rilanciando l’offerta di buona politica e di buon governo. Inseguire Grillo sul suo versante è come offrirgli un motore, e condurlo più velocemente al traguardo. A me pare un suicidio. Gli italiani devono essere messi di fronte alla proposta di un governo ampio, forte e risoluto, in grado di far ripartire la crescita economica e di mediare con le parti sociali, di essere più incisivo sul versante europeo e a sostegno dell’asse Obama-Hollande. Se poi altri candidati, vedasi Renzi, hanno proposte migliori, si facciano avanti. Ma non parlino solo di rottamazioni e di generazioni, parlino di alleanze e di contenuti, per favore. Per quanto riguarda i socialisti ripeto un vecchio detto latino: “Hic manebimus optime”. Dove altro possono infatti collocarsi i socialisti italiani se non in una sinistra riformista che guarda al centro? E allora ritornino nel Psi e vengano a darci una mano.
Ho letto su fb la lettera aperta di Biagio Marzo in risposta a questo articolo che trovo molto aderente alla realtà politica e sociale del mondo prima, dell’Europa e dell’Italia dopo. Essere socialisti per me è esserlo a livello di riformismo planetario, altro che apolidi o servi di un partito acefalo, come ha scritto Biagio alla luce di vecchi rancori ancora non sopiti. Il PD attuale, secondo me, con la scelta di escludere il giustizialismo e il populismo, quest’ultimo molto simile al Grillismo, di IDV ha tracciato una nuova via verso un riformismo che si rifà al socialismo di Obama e Hollande che non credo sia apolide o acefalo e, allora, mi domando se non ora quando?
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