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Coi socialisti europei, con Schulz, ma….

1 Luglio 2013 917 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Hanno perfettamente ragione tutti coloro che nel nostro partito avanzano la proposta di puntare per le prossime elezioni europee a una lista italiana del socialismo europeo. Sarebbe la cosa più giusta. E non si capisce per quale motivo si dovrebbe evitarla. Dunque è naturale che il nostro partito proponga anzitutto al Pd, ma anche a Sel, che dice di ispirarsi al socialismo europeo, cioè alla socialdemocrazia classica (con Ariaudo e gli irriducibili della Fiom mi pare un’operazione complicata), di formare un’unica lista che punti a sostenere l’unico candidato del Pes, e cioè il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento europeo, alla presidenza della Commissione. Sennonché noi siamo nell’Italia delle anomalie, nella cosiddetta seconda Repubblica dei partiti senza storia e senza identità. Dunque nell’Italia senza omologazione europea. Alle elezioni europee i partiti che esistono solo in casa nostra dubito che rinuncino al loro carattere specificatamente italiano per divenire d’incanto, e solo perché lo chiediamo noi, organicamente europei. È più facile pensare che mantengano il loro alto tasso di ambiguità. Il Pd si proporrà come forza imparentata coi partiti del socialismo europeo, ma non perfettamente loro espressione, più o meno la stessa cosa farà Sel, mentre il Pdl, o Forza Italia bis che sia, gareggerà con Udc e Lista civica montiana sul tasso di adesione al Partito popolare. Perché anche in Italia non possano vivere forze politiche omogenee con quelle del resto d’Europa è motivo di analisi storica che ci riporta alle conseguenze italiane della caduta del Muro, alla fine del Pci che non ha voluto diventare socialista, al crollo del sistema politico dopo l’esplosione di Tangentopoli. Non saremo noi, coi nostri giusti appelli, a cambiare la situazione. Si dovrebbe tornare d’improvviso alle scelte del dopo ’89, e i partiti di oggi dovrebbero ammettere gli errori di allora. Difficile che accada. Anche perché il Pd è oggi alle prese con un difficile congresso dove chi ha grandi chances di vittoria, e cioè Matteo Renzi, sostiene di ispirarsi a un socialista a noi caro, Tony Blair, mentre chi gli si oppone, penso a Cuperlo, afferma da sempre che il Pd debba diventare forza del socialismo europeo. Strano no? Vuol dire che quel che li unisce non è ritenuto più importante di quel che li divide. Dall’altra parte che dire di Berlusconi che del Partito popolare fa parte ma che è tenuto in così poca considerazione proprio dai due leader del popolarismo, Merkel e Sarkozy? Ho l’impressione che tutti in Italia abbiano interesse a non guardare all’Europa. E che il nostro appello cadrà nel vuoto. Che fare dopo? Per noi due strade. O tentare una lista o aderire a quella altrui con qualche candidato. Diciamo la verità. Non è neanche un’alternativa nuova.

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