Tra Hollande e D’Alema
Ma si, bisogna riconoscere che Renzi si sta muovendo bene nel panorama europeo. Oggi ha incontrato il presidente francese Hollande, leader dei socialisti d’Oltralpe, per mostrare sia l’immagine di un partito ormai collocato pienamente nel socialismo europeo, sia per tentare un’azione comune sul versante europeo di due Paesi che certo non se la passano bene. La Francia per un deficit che ha sforato il 3 per cento in rapporto al Pil, l’Italia per il suo ingente debito che continua ad aumentare, come testimoniano le statistiche diffuse ieri e che lo segnalano a 2085,5 miliardi, quasi al 135 per cento sul Pil, mentre la crescita per il 2014 sarebbe solo dello 0,6. I provvedimenti annunciati dal governo italiano, comprese le sue immediate conseguenze che porterebbero a incrementare leggermente il rapporto tra deficit e Pil, pare vadano nella direzione giusta. Solo coi tagli si produce depressione, disoccupazione, aumento del debito.
È necessario incrementare i consumi. Però è illusione incrementare i consumi se non riparte la crescita. E troppo pochi sono dieci miliardi per pensare a un contributo forte sul versante produttivo. Certo il relativo taglio dell’Irap e l’ipotetico Job Acts potrebbero essere buoni incentivi. Ma non è chiaro, almeno per quest’ultimo, quando diventeranno leggi. Quel che è chiaro è che sul decreto Poletti relativo alla proroga a tre anni dei contratti a tempo determinato, protesta la Cgil, come era facile prevedere. Il presidente del Consiglio dovrà pur affrontare la parte dolorosa dei tagli alla spesa, che preferisce rinviare a tempi più remoti. Anche perché è nella sua indole, come in quella di Berlusconi, vendere solo belle notizie. Non basta affermare che le pensioni non si toccano, qualcosa dovrà pur essere toccato, e non basta rinviare al domani le manovre di razionalizzazione del spesa sanitaria. Dovranno essere messe presto nel cantiere per trovare adeguate coperture agli annunci e alle leggi (speriamo) conseguenti.
Anche Massimo D’Alema se la ride sotto i baffi. Il suo libro verrà presentato da Renzi in persona. Il rottamato che fa pace col rottamatore e viceversa. Le riconciliazioni sono sempre una buona cosa. E il lider Massimo è troppo intelligente per avere dichiarato sostegno al governo Renzi senza avere ottenuto una contropartita. D’Alema è uomo di partito e conosce e pratica con astuzia la tattica della politica. Non è più parlamentare, ma resta il punto di riferimento più autorevole della minoranza interna. Sa benissimo che il logorio dei vari Fassina non produce nulla di buono. Le guerre si fanno quando si ha la possibilità di vincerle. Altrimenti meglio il compromesso. Renzi gli avrebbe promesso la candidatura, non già alle europee che Matteo avrebbe escluso per motivi di coerenza, ma molto di più. E cioè quella a un incarico nella commissione europea. D’altronde chi meglio di Massimo potrebbe garantire esperienza e competenza? Se Renzi, dopo aver siglato il patto con Berlusconi, riesce anche a firmare quello con D’Alema, chi lo ferma più?
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