La signora in giallo e il ragazzo in viola
Anche nell’incontro Merkel-Renzi la forma ha avuto il sopravvento. Tra la maglia viola di Gomez con dedica alla cancelleria e le storielle sul risorgimento industriale, i contenuti sono passati in secondo piano. D’altronde quando si parla di Renzi si parla soprattuto di intenzioni, di impressioni, certo anche di grande energia, di bella gioventù, di sfacciato coraggio, di spavalda ironia. Tutte doti poco riconoscibili nel suo predecessore. L’atteggiamento della Merkel è stato come doveva essere e cioè di benevola e fiduciosa attesa, di simpatia e di solidarietà verso il suo giovane collega, tutto proteso a dimostrare che l’Italia di prima è stata rottamata e che con lui inizierà una nuova era. La Merkel ha sostenuto, apprezzato, condiviso, ma è rimasta inflessibile su un punto. I parametri vanno rispettati, e in particolare quello del 3 per cento tra deficit e Pil, mentre il Fiscal compact dev’essere attuato senza riserve. Si tratta di due puntualizzazioni di non poco conto. Non sfondare il tetto del 3 per cento tra deficit e Pil neppure cogli investimenti significa restringere gli spazi per manovre capaci di invertire la rotta della crisi, confermare in blocco il Fiscal compact significa accettare di ridurre in vent’anni il rapporto tra debito e Pil al 60 per cento, cioè più che dimezzarlo. Operazione invero assai complicata se non ci sarà una marcata crescita tale da rendere meno oneroso il taglio della spesa. Su quest’ultimo punto Alesina e Giavazzi insistono nell’editoriale di oggi pubblicato sul Corriere. Quali tagli il presidente Renzi e il suo governo intendono praticare e dove? Si può sapere quali ulteriori sacrifici devono essere richiesti agli italiani, o si pensa di rispettare tutti i vincoli europei con qualche accorgimento tattico? Certo il Jobs act è un’ottimo progetto. E va appoggiato. Per la Merkel si tratta di una riforma che ha bisogno di tempo per dare i primi frutti. In Germania sono serviti tre anni. Poi esiste la preoccupazione per i tempi della sua conversione in legge (lo strumento della legge delega comporta tempi non brevi) e resta anche la domanda sulla probabile modifica dell’articolo 18 e sulla conseguente risposta del sindacato maggiore, la Cgil, che con la Camusso non vede l’ora di aprire le ostilità nei confronti del governo.
Quel che conta adesso è soprattutto la forma. L’impressione è stata positiva. La signora in giallo ha simpatizzato col ragazzo in viola. Sorrisi e frasi di cortesia. Che peraltro non erano mancati neppure con Monti e Letta. Quelli riservati a Berlusconi erano stati sorrisi ironici e condivisi dall’ex presidente francese Sarkozy. Eppure nell’espressione della Merkel si poteva scorgere anche un segnale di incredulità. Lei osservava lui senza uno straccio di sorriso. Lo spavaldo giovin signore fiorentino se la beveva, da ottimo venditore, quella cancelliera che ne aveva visti di tutti colori, ma mai un ragazzone così convinto di risolvere tutti i problemi dell’Italia. D’un colpo. In poche settimane. Sorniona. seriosa, appesantita dalle responsabilità e anche dal fisico, la signora in giallo guardava con curiosità il suo interlocutore. Sembravano due esseri provenienti da pianeti diversi. Attratti da un forte interesse. Nel calcio l’Italia batte sempre la Germania. In politica ci basterebbe un pareggio.
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