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Togliatti cinquanta, Berlinguer trenta, De Gasperi sessanta, Craxi ottanta…

8 Agosto 2014 1.414 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Questo 2014 verrà ricordato come anniversario. Dopo i trent’anni della morte di Enrico Berlinguer l’agosto sarà dedicato alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della morte di Palmiro Togliatti, mentre proprio nell’agosto dello scorso anno é stata ricordata in pompa magna la figura di Alcide De Gasperi in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte. Pare che in Italia siano esistiti solo comunisti e democristiani. E forse è anche un po’colpa nostra. La storia la scrivono i vincitori e noi che abbiamo vinto nelle storia ma perso nella politica non abbiamo il diritto neppure alla pari dignità nelle celebrazioni. Quest’anno Bettino Craxi avrebbe compiuto 80 anni e non se lo ricorda nessuno. Anzi, coloro che se ne ricordano ne parlano ancora con accenti di rimprovero e non certo con la nostalgia mostrata verso Berlinguer e De Gasperi, magari perfino verso lo stesso Togliatti.

Di Berlinguer si è detto tutto il bene possibile, rimpallandosene addirittura l’eredità il Pd coi Cinque stelle, di De Gasperi tutti si sentono eredi, da Berlusconi, a Casini, a Renzi. É stato santificato e dobbiamo riconoscere che i suoi meriti sono reali. Togliatti morì a Yalta proprio nell’agosto del 1964. Fu tra i fondatori del Pcdi su posizioni bordighiste anche quando Gramsci era più vicino all’Internazionale comunista, poi divenne l’uomo di Mosca e dall’esecutivo dell’Internazionale staliniana fu partecipe della condanna a morte dell’intero gruppo dirigente del Partito comunista polacco. Sbarcato a Salerno nel 1944 volle riconoscere la monarchia, su ordine di Stalin, poi costruì un partito comunista succube dell’Urss ma moderato in politica interna. Alla sua intuizione si deve l’esistenza del più grande partito comunista d’Occidente. Nel 1956 fu dalla parte dei carri armati sovietici in Ungheria, mentre il PSI fu dalla parte dei rivoltosi. Avversò il centro-sinistra di Nenni.

Ma anche su Togliatti occorre sviluppare un giudizio storico al di fuori degli schemi di partito e riconoscergli il merito di non avere fatto deragliare il dopoguerra in una situazione insurrezionale di stampo greco, di aver combattuto l’estremismo e l’avventurismo anche dopo il suo attentato nella calda estate del 1948, di avere sempre proposto un governo di unità nazionale sull’esempio dei governi ciellenisti dei quali fu anche ministro guardasigilli adottando l’amnistia anche per i fascisti (oltre che per i suoi). Quello che stona è che in questo 2014 si esalta il comunista diverso Berlinguer, si beatifica il democristiano anticomunista De Gasperi, si contestualizza lo stalinista Togliatti, e invece su Craxi permane una sorta di nebbia, quasi che un leader politico democratico sempre, autonomista e riformista, presidente del Consiglio italiano, si debba confinare in una sorta di rimozione storica. Craxi avrebbe compiuto ottanta anni, nove meno di Napolitano, e delle sue intuizioni, e anche dei suoi errori, sarebbe ora che se ne occupassero gli storici. Per rimettere le cose a posto e riconoscere i grandi meriti di un leader politico e di un partito che con coraggio fino al 1989 è stato dalla parte giusta.

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