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Alcune proposte per la comunità socialista

29 Novembre 2014 1.126 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Prendo atto con soddisfazione che l’Avanti è diventato una tribuna di confronto. Perché non farlo diventare anche un’occasione di proposta? È infatti molto facile criticare le decisioni della nostra piccola comunità. Conoscendo la buona fede di chi le rivolge, anche se non di tutti, non posso non riconoscere che possono anche essere motivate. Resta sempre l’interrogativo su che cosa di diverso si sarebbe dovuto fare e cosa di diverso si potrebbe immaginare per il futuro. Metto sinteticamente sul tavolo alcune idee. Che giudico la cosa più complicata perché, come sempre capita, é assai più semplice criticare che proporre. Ma se non ci proviamo allora diventa molto difficile non solo vivere, ma anche solo sopravvivere.

Personalmente ero convinto che il Psi avrebbe dovuto presentare la sua lista alle elezioni politiche dello scorso anno. Non c’erano praticamente rischi, se non quello di non risultare la prima lista sotto il due per cento della coalizione. Difficile invero non riuscire nell’intento con la sola concomitanza di Tabacci. Difficile ma non impossibile, visto che la lista radicale si è fermata allo 0,3 per cento. E capisco che una simile, sia pur remota, eventualità, se si fosse verificata, ci avrebbe costretto ad abbattere per sempre la nostra traballante baracca. Abbiamo preferito percorrere un’altra strada. E questa ci ha consentito di rientrare in Parlamento con sei-sette esponenti. Il governo Renzi ci ha anche spalancati le porte del governo, che Letta ci aveva tenuto chiuse.

Non cambiarei questa collocazione in questa fase politica, non romperei l’unità col Pd di Renzi, non mi sentirei attratto dall’idea che si sta lanciando, e cioè di costruire un polo o un partito alla sinistra del Pd. Non possiamo stare con la sinistra radicale per collocazione internazionale, per programmi economici, per referenti politici. Certo va chiarito il rapporto fra noi e il Pd, e cioè se esista o meno un patto federativo. A mio parere non esiste. Un patto federativo implica la formazione di una federazione, che non c’è. Implica l’esigenza di un patto, con norme di carattere organizzativo al centro come in periferia, che non esiste. Il patto federativo è solo un’enunciazione, non una clausola di comportamento. Anzi il rapporto tra Psi e Pd è costituto dall’inesistenza sia di un patto, sia di una federazione.

Il rapporto con il Pd può diventare quello tra un piccolo partito alleato con un grande partito. Tralasciamo gli ovvi richiami alla mancanza di autonomia. Nel nostro sistema politico il concetto di autonomia ora si applica anche alle persone e alle correnti dello stesso patito. Si può benissimo applicare anche ad un piccolo partito alleato con uno molto più grande. Naturalmente ci vogliono idee per sviluppare un’autonomia, una capacità di portarle aventi e anche il necessario coraggio di remare controcorrente. Ce l’abbiamo, ce l’hanno in particolare i nostri parlamentari? Mi auguro di sì. Anzi, sono convinto, di sì.

I temi sui quali sviluppare la nostra iniziativa sono a mio parere soprattutto quattro. Il primo di ordine democratico, riguarda non solo la riforma delle istituzioni, ma in generale il rapporto tra cittadini e politica sul quale a Viterbo ho presentato una relazione con proposte scritte (il cuore è il potere che deve tornare ai cittadini; no dunque all’eliminazione degli organi elettivi, più potere ai Consigli, una legge elettorale senza nominati). Poi quello dell’emergenza occupazionale, che deve costituire la priorità assoluta di una sinistra che guarda ai più deboli (Progetto Biagi e Ichino, allargare le protezioni, ma soprattuto ripartire con la crescita anche con forzature nei confronti dell’Europa). Il terzo è quello della giustizia sulla quale le nostre posizioni non sono certo identiche a quelle del Pd. Penso al tema della separazione delle carriere dei magistrati e allo sdoppiamento del Csm. Infine la laicità, con la questione delle coppie di fatto, dei matrimoni gay e del fine vita. Su questi quattro temi organizzerei quattro gruppo di lavoro che ci permettano di formulare proposte in grado di far breccia nelle televisioni e sui giornali, rendendoci visibili e dunque votabili,

Infine parliamo della nostra proposta politica. Agirei in due modi. Primo, tentando di allargare la nostra comunità promuovendo una Convention con tutte le presenze socialiste, circoli, giornali, siti internet che agiscono sul territorio. Magari allargandola anche ai socialisti presenti nel Pd e in altre forze. Secondo, seminando in un’area liberal socialista che possa aggregare radicali, verdi riformisti, liberali e libertari. Una Convention e un’area, dunque, per tentare di corroborare la nostra presenza, nella consapevolezza che anche l’eventualità di una lista elettorale liberal socialista non può essere scartata se si dovesse votare col Consultellum, pressoché proporzionale e con gli sbarramenti precedenti, sia se dovesse votare con l’Italicum 2 o Alfanellum, che dovrebbe restaurare il sistema delle preferenze solo escludendo qualche decina di capilista, rendendo così l’accordo col Pd difficilmente produttivo per una piccola formazione come la nostra. Sono proposte, idee di chi intende non mollare e contribuire a costruire il futuro, anche il nostro. Discutiamone.

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