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Il patto del Mattarellum

30 Gennaio 2015 1.621 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Per la terza volta Giuliano Amato non salirà al Colle pur avendo il più largo gradimento di forze politiche. Paradossalmente continua ad essere proprio il suo partito di riferimento, prima i diesse e poi il Pd, a bocciarlo. Ci dev’essere un motivo ricorrente. Diciamo così un comun denominatore della discriminazione. Dubito che sia la storia dei suoi stipendi e pensioni. Amato ha rinunciato, caso piuttosto raro se non unico, al vitalizio parlamentare e alla sua pensione da professore. Perché non prenderne atto? E neppure che sia solo per quella doppia candidatura incrociata tra D’Alema e Berlusconi che avrebbe finito per fare da panino a Renzi. Anche perché queste due condizioni non esistevano nel 2006 e nel 2013. Non esistevano i panini e nel 2006 non esisteva nemmeno Renzi.

Dobbiamo saper leggere bene il senso di questo triplice diniego. È vero che Giuliano Amato fu ministro con D’Alema e suo successore per un breve periodo. Ma un conto è la transizione a Palazzo Chigi altro l’alto Colle. Chissà perché quando si parla di inquilino del Quirinale ritorna prepotentemente il passato. E con esso riappaiono le vecchie identità. Fu così per Napolitano, il primo ex comunista presidente della Repubblica. È così oggi, se sarà eletto, per Mattarella. Cosa si sottolinea del candidato al Quirinale? Quali sono i suoi meriti acquisiti sul campo? L’essersi dimesso da ministro di Andreotti, assieme ai colleghi della sinistra Dc, dopo l’approvazione della legge Mammì, l’essere stato un dirigente democristiano collocato sulle posizioni di Aldo Moro, di avere convintamente dunque appoggiato l’unità nazionale, e poi, ma solo poi, d’essere stato tra i fondatori dell’Ulivo prodiano.

Una biografia, forse solo leggermente macchiata da quella legge elettorale che prese il suo nome, e che è stata poi sostituita tre volte, di tutto rispetto. Senza però mai essere quella di un dirigente di prima fila. Un volto sofferente, che è orientato ad esprimere più il pessimismo della ragione che non l’ottimismo della volontà. Un padre coinvolto nelle inchieste di mafia, un fratello ucciso da Cosa nostra. Si sceglie Sergio Mattarella e non Giuliano Amato, perché il primo è figlio di Moro e fratello di De Mita, si esclude ancora il secondo perché figlio di Nenni e fratello di Craxi. Il Pd non è la casa dei socialisti, ma degli ex comunisti e degli ex democristiani. A me fanno sorridere coloro, come Veltroni, che non sono mai stati nulla se non democratici.

Mi fanno anche parimenti sorridere coloro che ritengono che i giovani che non sono mai stati né comunisti né democristiani siano dunque senza passato. Io mi iscrissi al Psi perché avevo letto il discorso di Turati al congresso del 1921, pur essendo nato trent’anni dopo… E poi mettiamoci d’accordo. O il passato vale sempre o non vale mai. Capisco che è il momento di Tsipras che è però talmente legato al passato da sciorinare Bella ciao e le bandiere rosse. La verità, ce la dobbiamo dire, è che Amato non può salire al Colle per il suo passato politico, che non brilla come quello di chi è stato cultore di Togliatti e Berlinguer o di chi ha venerato De Gasperi e Moro. Noi prendiamone atto. D’altronde, non hanno cancellato la nostra storia? Salvano solo Pertini ma come presidente della Repubblica. Per il resto chi mai ricorda Turati, Nenni, Saragat?

C’è di più. Si è scelto, tra i due, il metodo Union de la gauche superando il patto del Nazareno. Voteranno Mattarella Pd, Sel, Scelta civica, ex grillini, oltre al gruppo delle Autonomie. Probabilmente Mattarella ce la farà. Il patto del Nazareno è oggi superato dal patto del Mattarellum. Quest’ultimo sancisce, come è già stato scritto, la terza maggioranza renziana, dopo quella di governo e quella delle riforme. Terranno anche le altre due? Non lo escludo. Alfano non lascerà la barca governativa per salire subito in quella di Berlusconi, se le elezioni sono lontane. Berlusconi non lascerà Renzi con una discutibile ritorsione sulle riforme. Dunque l’elezione di Mattarella sarà la vittoria di Renzi. Avrà preso tre piccioni con una fava. Avrà ricompattato il partito, avrà mantenuto stabile il governo, avrà dimostrato che il patto del Mattarellum non intacca il Patto del Nazareno. Complimenti davvero…

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