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Parola d’ordine: distinguerci

26 Marzo 2015 1.090 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il progetto lanciato dal nostro Consiglio nazionale è particolarmente ambizioso. Tentare di creare un’area programmatica e politica che possa suscitare la formazione di una lista capace di superare la soglia di sbarramento è molto complicato. I radicali, nostri storici alleati, nostri comoagni di tante battaglie, sono generosi e sempre attivi, ma subiscono qualche scompenso dell’età dei leader massimi e mostrano una certa tendenza all’autosufficienza. I verdi sono sempre meno visibili e non si sono mai ripresi dopo i pasticci di Pecoraro Scanio, Scelta civica non esiste praticamente più. Repubblicani e liberali appartengono a una stirpe estinta, purtroppo. Ma quel che oggi appare impossibile domani può diventare possibile.

Naturalmente occorre l’iniziativa politica. E in un piccolo partito come il nostro contano le idee, e le attività politiche e parlamentari, visto che possiamo disporre di quattro deputati e tre senatori. Sulle idee, dalle quali far partire iniziative politiche e una organizzazione conseguente, ho già avanzato proposte. Dovremmo concentrarci su: lavoro (con progetti su cogestione, coperture maggiori per i disoccupati, reddito minimo, offensiva contro i lavori usuranti per gli anziani non ancora pensionati, offensiva sulle banche appoggiando l’Associazione Interessi comuni), diritti civili (con la nuova legge sul fine vita, sui matrimoni gay, sulla prostituzione da legalizzare, sulla fecondazione eterologa, sulle carceri, sulla riforma della giustizia con separazione delle carriere dei magistrati, doppio Csm e abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale), riforme istituzionali (optando più decisamente per la Costituente, per una riforma presidenziale e contro l’Italicum).

Il partito dovrebbe dividersi in tre grandi dipartimenti per ognuno di questi temi, magari anche formando tre associazioni aperte anche agli altri soggetti di area, agli indipendenti, a singole personalità. Questo al centro, ma anche nelle regioni e possibilmente nelle province. In estate o nel primo autunno dovremmo svolgere una conferenza programmatica, per sintetizzare una proposta da sottoporre anche ai futuri alleati. Contemporaneamente occorre sviluppare un’azione nel campo della comunicazione, vero nostro tallone d’Achille. Con la Rai dobbiamo aprire una vertenza molto dura. Anche a costo di promuovere una manifestazione e di avanzare una serie di interrogazioni parlamentari. Noi dobbiamo ignorare una Rai che ci ignora e non far pagare il canone. Non è possibile che il nostro partito sia continuamente ignorato, mentre il buon Corrado Passera, che non ha partiti né parlamentari, sia continuamente invitato nei talk show.

Per essere credibili abbiamo bisogno però di sviluppare iniziative coerenti anche a livello parlamentare. In pochi sanno che i nostri deputati non hanno votato la legge sull’allungamento dei tempi della prescrizione. Assurdo e illiberale provvedimento che si scontra con la necessità del processo veloce. In pochi sanno che due senatori socialisti su tre non hanno votato l’Italicum al Senato. Adesso alla Camera spero che i nostri deputati compiano la stessa scelta. Quella legge è un unicum al mondo, è senza logica e non fa parte degli accordi programmatici di governo. Dobbiamo distinguerci, anche perché se passerà, spero senza la nostra approvazione, la nuova legge elettorale, non ci saranno più le coalizioni e se vogliamo presentare una lista dobbiamo prendere le distanze dalle altre, compresa quella del Pd. Se no sommeremmo all’evidente difficoltà la nostra colpevole impotenza.

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