Home » Reggio Emilia

Sandro Gasparini, l’indomabile

3 Marzo 2016 986 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Credo di averlo conosciuto bene Sandro Gasparini, di professione inventore. Se n’è andato per sempre dopo una grave e breve malattia. Era dotato d’ingegno e di forza di carattere, come tutti gli inventori. Quelli che creano mondi nuovi. Sandro creò per primo, assieme a Daniele Piombi, il Premio del paroliere, dedicato alla canzone d’autore. Una rassegna che portò a Reggio il meglio della poesia e della musica italiana. Da Mogol, a Migliacci, a Bigazzi fino a Gaber, Paoli e Lauzi, e con loro Renzo Arbore. Perché il premio si allargò anche alle orchestre e ai grandi cantautori europei. Ricordo tra i tanti Ennio Morricone e Charles Aznavour. Sandro alla fine, mentre il suo amico Daniele fece fortuna col Premio regia televisiva, non ci guadagnò una lira. Inventò con Marcella Bella e poi Callegari, mentre montava la febbre del sabato sera, la più grande discoteca dell’Emilia, forse del nord, il Marabù, che aprì i battenti nel 1977 e che ospitò i grandi cantanti italiani e stranieri, da Fabrizio De Andrè a Grace Jones. E accompagnò la crescita di generazioni di reggiani intenti a scoprire il ballo e le ragazze. Quando chiuse i battenti, sull’onda della promozione dei grandi concerti negli stadi e nei palazzi dello sport, nonché dei pub per gli incontri serali, Sandro lo vidi piangere. Non si rassegnava alla vendita di quello stabile e di quell’area. Pasticciò e litigò coi suoi soci. Credo che alla fine ci abbia anche rimesso dei soldi. Infine la sua attività editoriale con la casa editrice Olma che pubblicava il mensile reggiano Tuttoreggio e per un periodo il Forza Reggiana col figlio Alessandro. Prima ancora aveva creato la Strenna del banchiere (era dipendente della Banca agricola commerciale, poi si licenziò) e poi il mensile di costume Reggionotte. Sono pochi i giornalisti reggiani che non sono passati dalle sue grinfie. Che non hanno sorbito le sue urla, i suoi gemiti. Che non lo hanno visto con le forbici in mano a tagliuzzare fotografie e articoli, d’estate a dorso nudo nella sua sede di via Gran Sasso, sudato, agitato, preso da fremiti e da impulsi anomali. Che non lo hanno sentito litigare coi tipografi e poi offrire il caffé a tutti. Autentico, come tutti i creativi. Quando si litigava lo si faceva senza ritegno. E poi ciccia e via a scrivere e a progettare. Mi raccontò che una volta non aveva un soldo (come in quasi tutta la vita) e inventò il premio alla migliore vetrina reggiana. Parteciparono in tanti. E lui poté partire per le ferie a Cesenatico. Col necessario, grazie alle vetrine. Che bisogno c’era di un posto fisso? Lui l’aveva, caro Zalone, e non lo sopportava. Meglio una vita spericolata. Indomabile. Alla Sandro Gasparini. Ottantatré anni senza mai sentirli.

Leave your response!

Add your comment below, or trackback from your own site. You can also subscribe to these comments via RSS.

Be nice. Keep it clean. Stay on topic. No spam.

You can use these tags:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

This is a Gravatar-enabled weblog. To get your own globally-recognized-avatar, please register at Gravatar.