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Palazzo Busetti: da sede universitaria a caffè a supermercato…

5 Gennaio 2017 1.038 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ci siamo lasciati con un sintetico quadro di via Crispi, già via Cavallotti e prima ancora del Teatro nuovo e di Cittadella. E vi abbiamo accennato al complesso ivi ubicato e composto da Palazzo Scaruffi, che si affaccia sulla via, fino a Palazzo Busetti, con una sola esse contrariamente a come è stato per anni definito. Palazzo Busetti era una parte di una struttura edilizia ben coordinata e orchestrata in edifici diversi, ma coerenti. Una pianta di Domenico Marchelli, a cui si deve il progetto, tra gli altri, del Foro Boario, poi Caserna Zucchi, e risalente al 1827, certifica lo stato del palazzo insieme a un edificio adibito a Collegio-Seminario nonché a un teatro interno a pianta rettangolare, quasi sul limitare del confine con la proprietà Scaruffi, a una chiesa a pianta centrale, una croce greca perfetta ed un grande cortile rettangolare. Il tutto copriva gli spazi da piazza del Monte all’attuale via Crispi fino a lambire la piazza oggi Martiri e a confinare con via don Andreoli. Il palazzo, iniziato nel 1657 dai conti Busetti, ricchi mercanti di seta provenienti da Mirandola (la seta era l’arte principale della città, fonte di ricchezza e di lavoro), è dunque parte integrante di quel complesso e venne completato nel 1674. Si é ipotizzato che il progetto sia stato addirittura opera del Bernini. Più credibile formulare l’idea che l’autore, ignoto, dal grande Bernini sia stato influenzato e che il progettista possa piuttosto essere individuato in Bartolomeo Avanzini. E’ possibile ritenere che la costruzione non sia stata completata per motivi economici e questo sarebbe testimoniato dalla visuale dell’edificio percorrendo via Crispi, ma anche osservando la diversa altezza della seconda parte del palazzo su via Emilia, che fu aggiunta nel Settecento quando il palazzo divenne sede del Seminario e dell’Università. La costruzione del palazzo confermava tre dati. Il primo era costituito dalla scelta del luogo che anche nel Seicento risultava strategico trovandosi la piazza già del Monte con la presenza del Monte di Pietà, che poi divenne anche sede del Municipio, posta in direzione della porta di San Nazario e collegata alla più grande piazza del Duomo, dal medioevo residenza del potere religioso e anche politico. Durante i recenti lavori di restauro e di rilancio commerciale dello stabile effettuato, attraverso il progetto dell’architetto Sacchetti, dall’imprenditore Fulvio Montipò, é stato rinvenuto un frammento della vecchia via romana che congiungeva Regium Lepidi a Brixellum proprio in direzione nord-est. Il secondo è certo da riferirsi allo sviluppo dell’economia reggiana dopo la pace estense del 1409, che metteva fine ai duri conflitti tra guelfi e ghibellini e al succedersi di diverse signorie alla guida del Comune. Lo sviluppo della lavorazione e del commercio della seta, che caratterizzerà l’economia reggiana fino alla fine ai primi del Novecento con la Filanda Marchetti, anticipando il suo sviluppo industriale, consentì anche un nuovo rinascimento urbanistico e residenziale della città con la costruzione dei palazzi più significativi del nostro centro-storico. Il terzo è attinente la qualità e l’organicità degli interventi di cui Palazzo Busetti è l’esempio più alto. I Busetti, che abitavano nel lussuoso palazzo, vendettero lo stabile al Seminario vescovile nel 1751 e assieme al Seminario furono gli anni in cui vi trovò sede l’Università reggiana ove insegnò anche il grande scienziato scandianese Lazzaro Spallanzani. Reggio era stata considerata, per il livello del suo studio giuridico medioevale, una delle quattro antiche università italiane assieme a Bologna, Pisa e Salerno. Nel Cinquecento Reggio aveva ottenuto, per i corsi di studio organizzati dai suoi collegi professionali nel campo del diritto e della medicina, il privilegio di rilasciare lauree al pari di quelle rilasciate a Bologna, Parigi e Vienna. Nel Settecento si registrano a Reggio quattro facoltà universitarie: teologia, filosofia, legge e medicina, che trovarono sede a Palazzo Busetti. Poi nel 1796, dopo che il duca di Modena Francesco III d’Este dispose la chiusura dell’Università reggiana in favore di quella modenese, con apposito decreto del 1772 che venne poi eseguito qualche anno dopo, il palazzo viene rilevato dal Comune di Reggio, insieme al convento adiacente. Lo scempio è cominciato quando, nel 1939, l’Inps acquisì il palazzo demolendo il teatrino del Collegio e la Chiesa annessa all’ex Convento per costruire nuovi edifici. Non contenti, negli anni cinquanta venne distrutto anche l’ex convento per costruire il palazzo delle Poste, oggi demolito. Il tutto azzerando un complesso armonico e conseguente e innalzando, invece, edifici secondo nessuna logica. Protestare per la demolizione di quel modesto e posticcio palazzo delle Poste senza aver mosso un dito prima in occasione della sua costruzione che comportava l’annullamento di reliquie storiche ed architettoniche di valore, la dice lunga sulla cultura della protesta reggiana. Nel frattempo il Seminario, agli inizi del Novecento, era già stato trasferito e Palazzo Busetti divenne sede del Caffè più prestigioso e frequentato della città, gestito dai fratelli Bottazzi e composto da bar, ristorante e sale da gioco. Il Caffé venne inaugurato nel dicembre del 1921 e ospitò anche l’orchestra del maestro Mamoli, divenendo pian piano il luogo più frequentato dalla borghesia reggiana, in particolare dagli artisti. Qui, ad esempio, convenivano per discutere e giocare i pittori Cirillo Manicardi e Ottorino Davoli, quest’ultimo anche per consolarsi delle polemiche giudicate offensive sul suo dipinto posto nella facciata della Chiesa di San Francesco che lo convinse poi a lasciare Reggio per Venezia. Dal Caffé all’Inps fino al supermercato H & M con bar lussuoso e galleria, nonché appartamenti di grido, molta acqua é discesa sotto i ponti del Crostolo, dal tre-quattrocento deviato da Corso della Ghiara in periferia. E allora bisogna rassegnarci. Un tempo dedicammo al più grande poeta cavalleresco un teatro, oggi gli abbiamo intestato un Centro commerciale. I tempi passano e anche la poesia…

 

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