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Che pena il Pd che rincorre i grillini

25 Luglio 2017 637 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Lo ha già fatto quando, e mi era venuta voglia di votare no, ma ho continuato la campagna per il sī al referendum, Renzi agitava come motivo per approvare la riforma costituzionale quello dei tagli alla politica. Il taglio dei parlamentari, riassunto nel suo ricorrente esempio, “Ogni tre fuori uno”, come se la riforma fosse una fucilazione per rappresaglia durante l’ultima guerra, era il leit motiv preferito. Che importa rapportare il costo della democrazia alla sua efficacia? Tagliare, signori, come le province dove l’unico taglio é stata la soppressione dei Consigli provinciali, cioè dell’unico organo elettivo.

Bisognava dimostrare che la riforma sarebbe stata utile, non meno costosa. Oppure utile e meno costosa insieme. No, si é preferito puntare sulla demagogia inseguendo il populismo dei Cinque stelle. Così é stato anche per la riforma Delrio sulle province. Attenzione. Non si può dire che tra comuni, province e regioni qualche meccanismo non andasse corretto. Si é approvata una legge che rimanda alla costituzione delle aree metropolitane per le grandi città e alle aree vaste per accorpare le province. Qualcosa si sta muovendo per le prime mentre quasi nulla si é mosso per le seconde. Eppure ci si vanta di aver risparmiato sulle province attuali, quando sono a loro rimaste competenze di assoluto rilievo sulle strade e sull’edilizia scolastica, ma anche sull’ambiente. Si sono risparmiati solo i soldi degli stipendi dei presidenti e degli assessori e quelli per i gettoni di presenza dei consiglieri. Un’inezia rispetto a quel che si é tolto ai cittadini e cioè il voto.

Se pensiamo poi che con la bocciatura della riforma le province restano parte del dettato costituzionale, abbiano finito per fare un gran pasticcio. Non voglio tornare poi sulla triste legge sui vitalizi, che la Camera si accinge ad approvare ben sapendo che si tratta di provvedimento incostituzionale, destinato, semmai anche il Senato dovesse approvarla, ad essere bocciato dalla Corte. Il tutto, ancora, per inseguire i grillini sul loro terreno. Leggo che i sondaggi continuano a registrare una forte flessione del Pd, che si attesterebbe attorno alla percentuale bersaniana del 2013, e secondo un istituto addirittura un punto sotto. Se anziché inseguire i grillini (l’elettore premia l’originale più che la copia) Renzi avesse fatto due scelte sensate, nominando D’Alema commissario europeo e Amato presidente della Repubblica, non avrebbe probabilmente rotto né il suo partito né il patto del Nazareno (e il referendum avrebbe potuto produrre esito diverso). Per un punto Martin perse la cappa. Qui sono due, ma la capa sembra persa davvero.

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