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Vittoria sullo stato islamico

21 Ottobre 2017 750 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Avevo scritto, già dopo le stragi di Parigi di due anni orsono, che si doveva combattere per liberare il territorio occupato, tra Iraq e Siria, dall’Isis. Che non si poteva lasciare al terrorismo uno stato che economicamente produceva un reddito per la vendita del petrolio e dal punto di vista politico e psicologico consentiva di illuminare gli islamisti col mito della vittoria possibile. Naturalmente sul fronte pacifista, anche all’interno della nostra piccola comunità, si oppose l’idea che non é con la guerra che si risolvono i problemi, che bastava smetterla di bombardare e di sfruttare quei paesi, che l’Occidente ha fatto troppi errori e dunque, quasi quasi, in fondo ben gli sta…

Oggi che i magnifici combattenti curdi, con il supporto dell’aviazione americana, hanno conquistato Raqqa, la capitale dello stato islamico, dopo aver liberato Mosul, Aleppo, ormai quasi tutta la vasta regione occupata, mi permetto di gioire, di partecipare alla festa della vittoria, pur consapevole che questa guerra é costata un prezzo immane, troppe vittime civili, distruzioni e dolore. Mi chiedo. Cos’altro si poteva fare? E rispondo alle obiezioni cominciando dall’ultima. L’occidente ha colpe? Certo, molte. L’invasione dell’Iraq, motivata dalla presenza di inesistenti armi di distruzione di massa, é stato un tragico errore, anche se ha abbattuto un regime totalitario e sanguinario (ma non integralista), anche se i curdi hanno salutato e ancor oggi salutano con soddisfazione immensa la fine di Saddam.

E’ stato un errore l’attacco a Gheddafi? Certo, come forse sono stati imprevidenti gli appoggi incondizionati alle primavere arabe, col rischio, non calcolato, che preludessero all’autunno integralista. Ma anche ammesso che tutto questo sia vero, cos’altro poteva fare oggi l’Occidente, e in particolare gli Usa? Lasciar fare agli arabi, ai governi iracheni e siriani, con gli sciiti iraniani, gli hezbollah, e i curdi, col rischio, da un lato, che solo Putin aiutasse la lotta contro il terrorismo e, dall’altro, che le forze locali non fossero sufficienti per vincere. Sulla seconda obiezione mi basta qualche esempio. Che l’Occidente sfrutti i paesi arabi e mediorientali, che hanno, almeno taluni, il reddito pro capite più alto in assoluto, è favola da raccontare ai bambini.

Semmai quel che manca in quei paesi é un’equa distribuzione della ricchezza. Cioè una struttura democratica. Dipende dall’Europa, dagli Usa? Poi l’ultima obiezione. E cioè che la guerra non risolve nulla. Non sarà risolutiva nella lotta al terrorismo la cacciata dell’Isis dai suoi territori, ci saranno altri attentati, sempre meno coordinati e più improvvisati, il conflitto tra sunniti e sciiti (dunque anche coi governi di Siria e di Iraq) resta alto e preoccupante. Ma un primo passo, importante, in avanti é stato compiuto. Si poteva combattere lo stato islamico con le parole? Non credo proprio. Le parole e gli inni alla pace, sempre teoricamente condivisibili, avrebbero lasciato l’Isis dov’era. Piuttosto tutto questo dovrà portare l’alleanza anti terrorismo a due conseguenze. La prima, doverosa, riguarda il tema dell’unità e dell’autonomia del popolo curdo, che ha avuto il grande merito di vincere la battaglia su terra. La seconda riguarda il futuro assetto della Siria che non penso, su questo Putin dovrà convincersi, che potrà continuare a essere quello fondato sul dominio assoluto di Assad. L’unica cosa inaccettabile é che oggi, come stanno facendo un po’ tutti, si sottovaluti quel che é successo. E che non si dia atto a quelli che hanno combattuto di averlo fatto anche per noi.

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