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L’antifascismo violento

17 Febbraio 2018 572 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Camillo Prampolini, quando i suoi avversari si radunarono in un teatro per invocare l’intervento in guerra dell’Italia che pure determinò il massacro di 650mila giovani, accusò coloro che con la forza intendevano impedire la manifestazione di intolleranza e disse: “Questo non é socialista”. Cioè il concetto stesso di socialismo era per lui indissolubilmente legato al rispetto dell’avversario, anche il più lontano, e al pieno diritto di quest’ultimo di manifestare le sue idee. Questo assunto mi ha sempre radicalmente distinto da quella parte della sinistra che, comportandosi in modo opposto, ha tentato in varie occasioni di usare la forza per impedire a esponenti politici di parlare, creando in incidenti e scontri che a volte sono perfino sfociati in eventi mortali.

Si può oggi affermare che il diritto di esprimere pubblicamente le proprie opinioni é vincolato e sanzionato dalle leggi esistenti. Non é ammissibile esaltare l’Olocausto, spingere la gente ad ammazzare il prossimo, a stuprare le donne, a fare quel che vien definito “apologia di reato”. Dunque anche il diritto di espressione non può essere assoluto. E in particolare esistono in Italia leggi che impediscono la ricostituzione del partito fascista. Più in generale la competizione democratica dovrebbe essere terreno di confronto solo tra le forze che accettano la democrazia. In Germania ovest la socialdemocrazia mise fuori legge il comunismo. In Italia il Pci, più con la moderazione e il compromesso che con le prese di distanza da Mosca almeno fino all’epoca berlingueriana, aveva fatto dell’antifascismo la sua legittimazione. E che dire di una competizione democratica ove, com’è accaduto in alcuni paesi islamici, chi vince (ma é accaduto in Germania nel 1933) abolisce la democrazia?

Si possono avere fondati dubbi sulla vocazione democratica di Casa Pound e di Forza Nuova, ma se la legge italiana consente loro di presentarsi alle elezioni vale per loro, anche per loro, il detto di Prampolini. Impedire loro con la forza di parlare non é socialista, cioè non é democratico. Usare l’antifascismo per attaccare la polizia, per sprangare un carabiniere com’è accaduto a Piacenza, per aggredire i poliziotti anche usando bombe carta cone è accaduto a Bologna, utilizzare l’antifascismo per esaltare le foibe com’è successo a Macerata pare solo un’occasione per mostrare la brutalità di un’opzione politica. Oggi non esiste la cosiddetta sinistra extraparlamentare, eppure sono nati e stanno germogliando, tra centri sociali e gruppi di quartiere, tendenze violente pericolose. Sono state definite sfasciste. Attenzione a minimizzarne la portata. Non si tratta solo del pericolo di sfasciare auto e vetrine. L’obiettivo di costoro é sfasciare le persone. E anche la democrazia. E cosi facendo i fascisti, quelli veri, che salutano a braccio alzato e in camicia nera, potranno passare da vittime. Bel risultato davvero.

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