Boccia con la camicia verde
La Confindustria italiana è sempre stata col potere. Non mi stupisco delle parole del presidente Boccia che, dopo aver commentato con inusitata dolcezza la manovra economica del governo, ha dichiarato agli industriali vicentini che la Lega di Salvini é il suo punto di riferimento. Il 24 ottobre del 1932 il senatore Giovanni Agnelli, presidente della Fiat, incoronò Benito Mussolini esultando al Lingotto “dove batte il cuore di Torino operaia, alla rinnovata Italia e al suo Duce”. “Viva Benito Mussolini” dichiarò con convinzione.
Poi, una volta cambiato regime, la Fiat e la Confindustria, che per tanti anni sono stati la seconda alle dipendenze della prima, si sono scoperte democristiane. Angelo Costa, il presidente della ricostruzione, era profondamente cattolico e vicino a De Gasperi. E guidò la Confindustria dal 1945 al 1955 e poi dal 1966 al 1970. Unica parziale eccezione quella laica e repubblicana dell’avvocato Gianni. Umberto Agnelli, negli anni settanta, fu anche senatore della Dc. Nei primi anni novanta Luigi Abete, presidente di Confindustria, fiutò l’aria del rinnovamento e si gettò a pieno titolo a sponsorizzare Mario Segni e i suoi referendum.
Crollata la prima repubblica sotto i colpi di Tangentopoli (e mentre molti imprenditori che avevano sfruttato i vecchi partiti se ne dichiaravano vittime sacrificali) ecco emergere una nuova tendenza berlusconiana, anche se forse mai prevalente e poi prodiana. Giorgio Fossa e Antonio D’Amato erano sul filo della simpatia operante per il secondo e il primo. E il renzismo benedetto da Marchionne che a sua volta era stato esaltato dal giovane presidente del Consiglio? Come dimenticarlo? Ma sappiamo della rottura tra Fiat e Confindustria neppure sanata dalla presidenza di Luca Cordero di Montezemolo al vertice degli industriali.
Stupirsi? E di cosa? Boccia oggi sta con chi comanda, come tutti i suoi predecessori. Si é sempre chiarito che la Confindustria non fa politica. La politica la fa chi governa e la Confindustria l’appoggia a prescindere dal colore. Con qualche nota a fondo pagina. Finora, questa semmai é la novità, lo faceva senza esplicite dichiarazioni di sostegno. Boccia é andato oltre e si messo la camicia verde. Proprio come quel suo illustre predecessore (contrariamente ai Pirelli gli Agnelli negli anni venti e trenta non assunsero mai la presidenza di Confindustria) che la camicia nera la vestì con entusiasmo. Almeno un altro punto di riferimento, storico, Boccia deve averlo rinvenuto.
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