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Manette e democrazia

14 Febbraio 2019 565 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quello che é successo oggi alla Camera é grave e nello stesso tempo politicamente significativo. Mentre era in corso il dibattito sulla proposta di revisione costituzionale del referendum, che si vuole anche propositivo e senza obbligo di maggioranza dei votanti, è successo il finimondo. L’on. D’Ambrosio, del movimento Cinque stelle, ha mimato il gesto delle manette rivolto all’on. Migliore del Pd e immediata é scattata la reazione dei deputati pidini, che hanno chiesto al presidente Fico di allontanare D’Ambrosio dall’aula, senza ottenere soddisfazione. Fico si é limitato ad un richiamo e allora sono volate non solo parole. Un deputato del Pd ha lanciato un pacco di fogli che hanno colpito il presidente mentre tutto il gruppo ha deciso di uscire dall’Aula sorbendosi un bell’arrivederci, forse beffardo, dallo stesso Fico.

Si parlava di un argomento molto delicato. L’uso del referendum che i grillini hanno vaticinato a mo’ di democrazia diretta contro il “vetusto” Parlamento repubblicano propone due questioni non di poco conto. L’introduzione del referendum propositivo che muta l’articolo 71 della Costituzione (che prevede esclusivamente il referendum abrogativo) non è di per sé scelta sbagliata. Già lo postulava la riforma costituzionale bocciata nel dicembre del 2016. Occorre però inserire questa innovazione in un sistema di equilibri e di vincoli. Innanzitutto sul quorum, che può essere anche abbassato rispetto all’attuale necessità della maggioranza assoluta degli aventi diritto, ma occorre fissare un tetto che non lasci campo a quella che si é giustamente definita la “dittatura delle minoranza”, poi sulle materie ammesse a referendum bisogna dettare gli stessi criteri che presuppone il referendum abrogativo, lasciando fuori i trattati internazionali e le leggi di spesa.

Trattandosi di una legge costituzionale non c’è fretta. Occorre procedere secondo l’articolo 138 della Costituzione con doppia lettura parlamentare e possibile referendum confermativo. Chissà se l’attuale governo sarà ancora in piedi. Gli scontri di oggi, sui contenuti e il clima che si é conseguentemente determinato tra Cinque stelle e Pd, allontanano sempre di più una possibile futura ricucitura tra i due partiti. Ormai di questo si sono convinti anche i più recalcitranti, e non i soli renziani da sempre su una posizione di assoluta indisponibilità. Anzi, dalle ipotesi di dialogo si é passati alle offese più dure fino a sfiorare lo scontro fisico. I Cinque stelle paiono oggi l’avversario numero uno delle forze riformiste e democratiche. Più ancora della Lega che sui temi dell’economia e della democrazia pare oggi collocata su una posizione più ragionevole. Chissà cosa ne penserà il buon Emiliano…

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