Reggio, Italia nostra e qualche osservazione
Ho dedicato molta attenzione, negli ultimi anni, al nostro centro-storico. E molti appunti che l’Associazione Italia nostra ha sviluppato sento di condividerli. Sul piano metodologico non v’é dubbio che serva un quadro d’insieme rispettoso della nostra storia. Non si possono inventare soluzioni diverse e contraddittorie che seguono l’inventiva di questo e quel progettista. Sarebbe stato molto meglio creare un pool di architetti col compito di trovare le soluzioni più idonee. Non c’è dubbio che occorra una pianificazione, bella parola dentro la quale però ci può stare di tutto. Più difficile é comprendere il senso della parola “partecipazione”. Gaber la univa al concetto di libertà. Più complicato renderla sinonimo di qualità. Restano alcuni miei interrogativi. Il primo. Quando il centro-storico era abbandonato a se stesso, nessun intervento, quasi nessun restauro e un degrado progressivo e incessante, e parlo degli anni dal 1995 al 2004, Italia nostra dov’era? Ha svolto un ruolo di sollecitazione, di critica, di stimolo? Secondo. Un’associazione cosi prestigiosa e cosi densa di cultura urbanistica interviene solo quando il Comune sceglie di fare, anche inventando progetti discutibili, e resta muta quando tutto si deprime? Preferisce la conservazione dell’esistente, che non é mai tale perché il tempo é massima fonte di degrado, al restauro e all’innovazione? Spero di no. Eppure in questi anni, mi vengono certo in mente anche gli errori compiuti e da me più volte segnalati, vedasi quello sull’asse di Piazza della Vittoria che penalizza il teatro Ariosto, la scelta di piazza Santo Stefano di utilizzare cemento e non verde, il progetto di restauro, peraltro a metà, del palasport, molti buoni progetti sono state realizzati. Il bando per le facciate ha portato risultati, piazza Fontanesi é un modello che c’invidiano le città vicine, il parco Cervi é un polmone di verde recuperato e a disposizione dei cittadini, mentre le lanterne stanno sostituendo quegli orribili lampioni tirolesi scelti, mi dicono, anche col consenso dell’associazione. Un’ultima osservazione. La nuova piazza e i connessi giardini sembrano di notte una sorta di luna park, un minestrone di lampioni di fattezza diversa con luci bianche, gialle, opache che si intrecciano e ci confondono. Sistemarli, no?
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