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Chi ha fatto vincere i Giallo verdi

4 Maggio 2019 630 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Vi sono due dati apparentemente contraddittori nei sondaggi e nelle impressioni che si ricavano dialogando con le persone. Da un lato vi è una forte dose di rimpianto per il tempo che fu seguito anche dalla rivalutazione delle vecchie classi dirigenti, democristiana, socialista, comunista, di un tempo caratterizzato da maggiore e più diffuso benessere e da minori problematiche, privi a quasi com’eravamo di quote massicce di immigrati, di vincoli europei sul debito e il deficit, di unificazione dei mercati con ricadute sulla nostra vendita di prodotti. Eravamo nel paese del Bengodi dove si poteva far debito perché lo comprava la Banca d’Italia assieme alle famiglie italiane, si poteva anche guadagnare dagli interessi e nel contempo evadere il fisco.

Tutto vero. Si riconosce però generalmente alla classe dirigente uscita dalla guerra, ma anche a quella formatasi negli anni sessanta e settanta, una più approfondita cultura politica, una preparazione dovuta agli studi personali ma anche alla vita di partito che formava eccome i nuovi dirigenti. Dopo la caduta della cosiddetta prima Repubblica si sono lanciate nuove e pericolose formule politiche quali il “nuovismo” o “la discriminazione morale” che non sono l’invenzione dei Cinque stelle, ma il leit motiv di quanti, approfittando della cosiddetta rivoluzione giudiziaria, hanno sostituito le classi dirigenti dei primi anni novanta assumendosi l’improbo compito di essere nuovi e migliori sul piano politico e anche morale di quanto non fossero i loro predecessori. In taluni casi poi i protagonisti del cambiamento, essendo gli stessi di prima, assumevano la spettrale sembianza dei profittatori camaleontici, dunque sostanzialmente ipocriti.

L’avvento dei Cinque stelle e lo sfondamento del salvinismo, che con la vecchia Lega di Bossi non ha nulla in comune, rappresentano l’ultimo anello di questa semina pluriventennale. Il nuovismo e il moralismo hanno fatto vittime illustri proprio tra coloro che li avevano personificati. Non si può proclamarsi eternamente nuovi, soprattutto dopo avere governato il Paese non dando prova di particolare capacità, e non si può essere considerati moralmente ineccepibili dopo che il partito d’appartenenza, per la verità compreso quello di Salvini, e qui sta l’impressionante anomalia italiana (e cioè l’assoluta insensibilità dell’elettorato leghista alla questione morale), é stato travolto da indagini e condanne giudiziarie per reati spesso anche piuttosto gravi.

In tutto questo non stupisce che l’attuale maggioranza di governo goda ancora del suffragio di oltre il 50 per cento degli italiani. E’ impressionante e anche contraddittorio, almeno apparentemente, con la rivalutazione del passato, se compiamo l’errore di generalizzare il passato. Giacchè quello che balza agli occhi oggi non é il passato remoto, che in troppi manco conoscono (non ha tutti i torti il vecchio De Mita a parlare di idiozia…) ma quello più recente. La mia opinione è che tra la rivalutazione del passato remoto e i sondaggi sul presente ci sia la bocciatura del passato recente, proprio di quello che, ergendosi a nuovo e moralmente migliore, avrebbe dimostrato di essere solo la riproduzione del vecchio e assai peggiore di quest’ultimo anche nei comportamenti.

Resta da vedere fino a quando potrà reggere, a profitto degli attuali inquilini di Palazzo Chigi, questo paragone che spesso si evince dalle loro stesse dichiarazioni più da leaders di opposizione dei governi di ieri che da uomini di un governo dell’oggi. Non può certo bastare uno 0,2 di aumento del Pil nel primo trimestre del 2019 per cantare vittoria, ma anche nei mesi della recessione tecnica il governo poteva contare sul consenso maggioritario degli italiani. Così come quando la Lega era condannata per avere speso indebitamente 49 milioni di euro dello stato. Paradosso dei paradossi poterli restituire in 80 anni grazie al parziale contributo degli stipendi dei parlamentari. Cioé si paga oggi il debito con lo stato, dilazionato in molti decenni, coi soldi dello stato, cosi come i Cinque stelle pagano la Piattaforma Rousseau. Può darsi che tutto questo alla fine influisca e travolga i partiti oggi sulla cresta dell’onda, ma per ora non é così.

Vero che i Cinque stelle vedrebbero ridotto di molto il loro serbatoio elettorale, ma la somma dei loro voti con quelli leghisti appare oggi se non in aumento almeno invariata rispetto alle politiche. Così l’epoca del nuovismo, della questione morale (come é noto Benedetto Croce sosteneva che l’onestà in politica é la capacità), della demonizzazione del passato recente (quello caratterizzato dal tonfo dei nuovi e dei moralisti che profittarono della rivoluzione giudiziaria) sarà seguita da quella del giudizio sulle cose fatte. Dopo un anno é ancora presto. Ma il Pd dovrebbe pur capire quanta responsabilità porti sulle sue spalle nel passato recente e anche in quello remoto. E se sia il caso di puntare ancora su una prospettiva che al massimo, con poco più del venti per cento, può aspirare a strappare la secondo posizione ai Cinque stelle condannando la sinistra riformista all’opposizione, cum gaudio magno dei suoi dirigenti zingarettizzati.

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