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Al direttore della Gazzetta di Reggio: “Dirigenti e politica. Bisogna cambiare le leggi”

18 Giugno 2019 783 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Caro direttore, nel tuo articolo domenicale tocchi un punto dolente. Che é poi un nerbo scoperto della democrazia italiana. E cioè il rapporto tra la burocrazia e la politica che é divenuto, a seguito della legge sull’elezione diretta dei sindaci (1993) e della riforma Bassanini (1997), il problema della prevalenza della prima sulla seconda. Mi spiego. Con l’elezione diretta dei sindaci si é attribuito un potere straordinario a una figura sola, un vero capo assoluto del comune, che assume legittimità da un mandato popolare. Si é introdotto cioè un sistema parapresidenziale a livello locale in una Repubblica parlamentare. Questo svuota i poteri dell’ente elettivo (il Consiglio comunale) e in parte anche della Giunta, quest’ultima trasformata in una sorta di dependance del primo cittadino, da lui nominata con criteri personali e che solo a lui risponde. Oltretutto gli assessori, che un tempo dovevano essere eletti consiglieri comunali e dunque avere anch’essi un mandato popolare, sono oggi non solo scelti al di fuori del Consiglio comunale, ma diventano incompatibili con la carica di consigliere comunale qualora lo siano. Poi con la legge Bassanini gli assessori, sarebbe meglio definirli “delegati del sindaco”, non hanno quasi più reali poteri amministrativi quasi tutti trasferiti ai dirigenti. Sono stato assessore (anche vice sindaco) nel 1987 e dal 2009 al 2014 e posso tranquillamente registrare le enormi diversità: negli anni ottanta il potere di firma delle delibere era affidato agli assessori, che erano anche consiglieri comunali, dunque eletti direttamente e poi rieletti, in quanto assessori, dal Consiglio comunale stesso. Tra il 2009 e il 2014 non ho firmato una sola delibera. Abbiamo dunque costruito un sistema con un uomo al comando che risponde solo al popolo e non al Consiglio comunale, abbiamo ridotto il Consiglio, eletto dai cittadini, in un guscio vuoto senza potere dove per lo più si svolgono interpellanze e si votano mozioni, con ordini del giorno spesso ridicoli. Abbiamo delegato, pressoché per intero, il potere decisionale ai dirigenti. Dunque abbiamo sostanzialmente ridotto i margini della politica democratica. Naturalmente questo mio intervento nulla ha a che vedere con la vicenda giudiziaria che ha coinvolto larga parte di dirigenti del nostro Comune e due assessori. Mi auguro, anzi, che tutto si chiarisca al più presto e poiché conosco personalmente quasi tutti metterei la mano sul fuoco. Resta un interrogativo e cioè se ai dirigenti viene affidato larga parte del potere decisionale che rapporto devono essi instaurare con gli organi politici? Un sindaco e un consigliere devono rispondere a chi li ha votati, hanno lo scopo di realizzare il programma prospettato agli elettori. Ma i dirigenti che possono rifiutarsi di firmare una delibera a chi rispondono? E’ vero che larga parte dei dirigenti sono assunti oggi a contratto e dunque il loro rapporto di lavoro in mano a un’entità politica, il sindaco, potrebbe condizionarli. Resta il fatto che il sistema costruito andrebbe rivisto. Troppe crepe democratiche e un eccesso di poteri in poche mani. La politica ridotta a optional.

Mauro Del Bue

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