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La burla di Zingaretti

3 Ottobre 2019 759 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Diciamo subito che mai come ora, cioè in seguito alla scissione di Renzi, il Pd col suo segretario in testa, ha spalancato le proprie porte facendo incetta di nuove adesioni, in taluni casi rispolverando quelle vecchie. Dopo la nascita di Italia viva e del gruppo senatoriale Psi-Italia viva il Pd, in evidente stato di difficoltà, ha iniziato la sua campagna acquisti rivolgendosi alla sua destra e alla sua sinistra. In primis ha accolto l’invito Beatrice Lorenzin della lista civica Popolare, quel che restava del vecchio Nuovo centrodestra di ispirazione alfaniana. La Lorenzin ha testimoniato la sua nuova fede individuando il Pd come il principale fronte antisovranista. Un eco di tromba alla destra a cui risponde subito l’eco di sinistra. L’ex presidente della Camera, la Boldrini, proveniente da Leu, ha poco dopo deciso anch’essa di approdare al Pd. Uno a uno e palla al centro? No.

D’Alema e Bersani hanno dichiarato che uscivano dal Pd renziano. Oggi sarebbero pronti a rientrare, ma qui la porta torna per il momento chiusa. Per evitare l’accusa di voler tornare ai Diesse se non al Pci, i due vengono tenuti a bagnomaria. Lo stesso Tabacci, di Più Europa, ha annunciato la possible adesione al Pd, ennesimo suo approdo partitico. Poi è iniziata l’offensiva sul mondo socialista. E qui si è rasentato il ridicolo. Viene esaltato dal segretario del Pd Zingaretti un documento di adesione di socialisti che hanno da tempo già aderito al Pd. Parliamo di Marini, Di Lello, Di Gioia e qualche altro. Mancava Epifani che al Pd ha aderito dalla nascita e che proviene dal vecchio Psi e del Pd é stato addirittura segretario. Siamo quasi alle comiche, ma in realtà la mossa di Zingaretti é solo frutto della nuova situazione politica.

Quando mai il Pd ha dato tanto peso alla storia, alla identità, allo sviluppo del socialismo italiano? E perché proprio adesso? La risposta é semplice. Perché la mossa di Renzi e l’accordo al Senato col Psi (che non era per nulla obbligatorio per fare il gruppo parlamentare e che, se mai, secondo una interpretazione solo parziale, lo fosse stato, poteva essere indirizzato verso altri lidi e simboli) ha da un lato rilanciato la visibilità del Psi di fronte alla publica opinione e dall’altro rimodulato l’insieme del campo del centro-sinistra. Il braccio di ferro tra Pd e Italia viva porta all’annullamento di altri spazi. Più Europa e LeU sono sondati al minimo dei consensi e rischiano di sparire, mentre il partito di Calenda stenta a nascere.

Oggi siamo dunque scomunicati dal Pd. Questo é nella storia dei socialisti riformisti e liberali. E ancora una volta, penso alle vecchie elezioni politiche del 1963, bisogna cercare di mietere nell’orto del vicino, anche se il nostro orto si é di molto rimpicciolito. La cultura di contrapporre i socialisti buoni, che aderiscono al Pd, e quelli cattivi, che hanno contratto un accordo con Italia viva, é nella storia delle scomuniche della sinistra italiana. Siamo pronti a reggere l’urto. Anche se siamo pochi, anche se siamo deboli. Abbiamo però superato ben altri scogli. Figuriamoci se oggi ci spaventiamo per l’ennesima infiltrazione dei figli e dei nipotini di Togliatti e Berlinguer e oggi aggiungo di Dossetti e Moro. Ne siamo anzi orgogliosi. Vuol dire che siamo tornati in campo.

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