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Magistramara

25 Giugno 2020 404 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Che Palamara sia stato espulso dall’Anm ci sta. I suoi sconfinamenti, le sue relazioni pericolose, le sue intenzioni bellicose nulla possono avere a che fare con la figura del magistrato. Tuttavia Palamara (vi ricorda la frase di qualcun altro?) ha ragione quando sostiene la tesi del Così fan tutti.

Attenzione perché la confessione dell’ex presidente dell’associazione magistrati é un duro atto d’accusa verso il sistema vigente non solo nella selezione delle nomine all’Anm, ma anche nel governo “indipendente” della magistratura vigente, cioè nel Csm. Tutte cose note, si dirà. Certo. Ma che sia un magistrato a tirare il sasso esibendo registrazioni e testimonianze, questa è una novità. Riepiloghiamo i fatti. Il Csm é governato da vere e proprie correnti politiche, tali correnti nominano i procuratori, aprono azioni disciplinari, decidono promozioni dopo faticosi equilibri tra di loro e col potere politico, e, aggiunge Palamara, i rapporti tra magistrati e partiti é sempre stato all’ordine del giorno. Dubitiamo francamente che queste affermazioni siano facilmente contestabili. Il metodo di elezione dei membri togati, ai quali si aggiunge un numero limitato di membri laici, eletti dal parlamento in base agli equilibri politici dei partiti, è noto da tempo. Si conoscono nomi e cognomi dei giudici aderenti a Magistratura democratica, a Magistratura indipendente, ad Area e a tutte le altre sigle su cui si regge la struttura portante dell’autogoverno dei magistrati. Una vera assurdità, anzi una struttura completamente anti costituzionale, visto che il testo del 1948, separa potere giudiziario e potere politico. All’articolo 101 si stabiliscono due forme di indipendenza. Una esterna: la magistratura nel suo complesso è indipendente dai condizionamenti degli altri poteri. Una interna: il singolo giudice è indipendente dai condizionamenti provenienti da altri organi del potere giudiziario. All’articolo 104 si sostiene: è vietata qualsiasi ingerenza da parte degli altri poteri nei confronti dei magistrati, la magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere. Dunque il comportamento di chi ha guidato l’Anm e di quanti, e sono tutti coloro che aderiscono ai vari gruppi politici nel Csm, é palesemente incostituzionale. Il problema però non sta nell’evidente livello di corruzione costituzionale dell’ordine giudiziario, ma nella assoluta subalternità del potere politico che fini ad ora, e forse perché in talune sue parti ha approfittato di questa anomalia, non ha mai proceduto ad una profonda riforma di un sistema del quale si conoscevano le distorsioni. Solo i socialisti e i radicali si sono esposti sempre, i primi pagandone anche un prezzo piuttosto alto, per affermare, a partite dai referendum del 1987, e poi dai vari tentativi successivi (l’ultima è la proposta di legge Buemi, firmata anche da chi scrive, nel 2007, di porre la questione della riforma della giustizia. Tre sono i capisaldi da far saltare subito: innanzitutto la riforma del sistema di elezione del Csm, oggi un vero e proprio sistema elettorale con candidati in collegi uninominali e lotta tra correnti alla stregua di quelle delle elezioni politiche. E’ evidente che se si vuole far saltare la logica delle correnti è indispensabile introdurre il sorteggio dei magistrati che devono comporre il Csm. Seconda questione: la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante. L’Italia è l’unico paese europeo in cui esiste il più assurdo dei connubi. Che c’entra la funzione dell’accusa con quella del giudizio. Torquemada Davigo ha rilevato che anche in Francia le carriere non sono separate. Ma in Francia il Pm é alle dipendenza del Ministro degli Interni. Preferirebbe questa soluzione l’ex piemme milanese? Terzo: l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, il principio, contenuto nell’articolo 112 della Costituzione, diventa l’alibi per aprire a discrezione un procedimento giudiziario e, nel contempo, per attribuire al Csm un’assurdo potere nel fissare delle priorità, a causa dell’intasamento delle procedimenti penali. Occorre essere chiari su questo. Che il Psi, i radicali e Più Europa, Italia viva e se ci sta Azione, propongano subito una legge di riforma organica della giustizia. Non è tempo di attesa. Palamara ha lanciato il sasso. E sappiamo che di amaro non c’é solo lui, ma l’intero sistema giudiziario italiano. Siamo sempre stati dalla parte di chi ha subito ingiustizie. E siccome la Costituzione sostiene che la giustizia va amministrata in nome del popolo italiano, ci ergiamo a difensori del popolo contro il quale la malagiustzia continua a imperversare,

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