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Parola d’ordine semplificare. Ma sarà vero?

8 Luglio 2020 411 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Sabino Cassese ha definito il Dl Semplificazioni, in un fondo apparso ieri sul Corriere, sostanzialmente inutile. A suo giudizio il provvedimento del governo non tocca i punti chiave per velocizzare i tempi della realizzazione delle opere. Scrive l’esimio costituzionalista: “Si è fatto il meno possibile, sul maggior numero di materie, e quel poco è stato fatto male. Se si fossero messe insieme le proposte maturate a Palazzo Vidoni in questi anni si sarebbe fatto meglio. Il decreto legge Semplificazioni è poi divenuto una nuova norma omnibus, su cui sono saliti tutti, per approfittare della decretazione d’urgenza. Se si rispettassero le leggi, ciò non dovrebbe essere possibile, perché i contenuti dei decreti legge non possono essere così eterogenei”. Ed egli ancora cosi prosegue: “Non si sburocratizza con un provvedimento di 96 pagine, 48 articoli, approvato tra le 23 della notte e le 4.10 del mattino. Il modello Genova non è esportabile perché riguarda la ricostruzione di un’opera già esistente e perché quell’opera non è stata finanziata con risorse provenienti dal Tesoro”. Certo il Dl Rilancio ancora non é stato approvato dal Parlamento e sul Dl Semplificazioni restano aperti problemi che necessitano di intese successive. Vedremo che fine farà. L’intento é giusto. Quello di velocizzare e in taluni casi sbloccare i procedimenti per aprire i cantieri. E da un lato, questo ha comportato nuove procedure, sia pure in un tempo transitorio, per gli appalti. Le opere fino a 150mila euro potranno essere appaltate direttamente dall’ente pubblico e quelle fino a 5 milioni senza bando e con gara negoziale. Si tratta di un passo nella direzione di quella deregulation che si rivela necessaria in una fase di emergenza economica (basti pensare che il Pil italiano é dato in caduta verticale per il 2020 addirittura di 11,2 punt). Poi il falso in bilancio, viene limitato al solo dolo, per permettere ai funzionari di togliersi di dosso la fobia della firma mentre resta il reato per le inerzie e i ritardi.  Infine l’elenco di 130 opere necessarie per il paese, sul quale ritorneremo. Un po’ pasticciato sembra il decreto laddove ci si concentra su tutt’altro. Pare che il tentativo di inserirci anche una sorta di nuovo condono sia stato sventato. Sul Mes invece ancora preoccupanti silenzi e un’indiscrezione secondo la quale Emma Bonino starebbe preparando una mozione favorevole ai fondi del Pandemic crisis support, la nuova linea del Mes senza condizionalità, istituita ufficialmente con voto della Commissione e dopo la mozione votata dall’Eurogruppo. Evidente che le risorse stanziate per la sanità italiana, circa 36 miliardi, a tasso vicino allo zero se a scadenza decennale e a tasso negativo dello 0.07 per cento con scadenza settennale, farebbero risparmiare all’Italia, che ha il costo del denaro più alto d’Europa, circa 7 miliardi. Vedremo se la linea di Conte, di rimandare la spinosa questione a settembre, prevarrà o se, anche per iniziativa di qualche gruppo dell’opposizione (ma non del centro-destra che, con l’esclusione di Forza Italia, la pensa come i Cinque stelle) il governo sarà chiamato a pronunciarsi a luglio. E se cosi fosse vedremo anche se il presidente del Consiglio saprà mostrare quella capacità di mediazione della quale in tanti sostengono l’esistenza. Ma che sul Mes necessita anche di tanta fantasia….

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